Il presidente statunitense Donald Trump ha assicurato che la tregua nella Striscia di Gaza è ancora in vigore, dopo che il 19 ottobre almeno 45 palestinesi sono morti nei raid israeliani condotti in risposta, secondo Israele, a degli attacchi di Hamas.

“Sì, lo è”, ha dichiarato Trump in risposta a una domanda dei giornalisti a bordo dell’aereo presidenziale Air force one.

Il presidente statunitense ha aggiunto che secondo lui la leadership di Hamas non è coinvolta nelle presunte violazioni della tregua e ha incolpato invece “alcuni dissidenti all’interno del gruppo” .

La difesa civile palestinese ha riferito che almeno 45 persone, tra cui molti civili e un giornalista, sono rimaste uccise il 19 ottobre durante i raid aerei israeliani. Quattro ospedali della Striscia hanno confermato questo bilancio all’Afp.

Si è trattato delle violenze più gravi dall’entrata in vigore della tregua, il 10 ottobre.

La sera del 19 ottobre l’esercito israeliano ha poi annunciato la ripresa dell’applicazione della tregua.

Dopo aver accusato Hamas di aver violato l’accordo di cessate il fuoco, Israele aveva anche sospeso “fino a nuovo ordine” l’ingresso degli aiuti umanitari a Gaza.

Secondo un funzionario israeliano, Hamas ha aperto il fuoco contro dei soldati israeliani a Rafah (sud), mentre altri combattenti palestinesi che si erano avvicinati alle zone sotto controllo israeliano a Beit Lahia (nord) sono stati eliminati.

In un comunicato, Hamas ha invece affermato di non essere “a conoscenza di incidenti o scontri a Rafah” e ha ribadito il suo “totale impegno ad attuare tutto ciò che è stato concordato, e in particolare il cessate il fuoco”.

Secondo un testimone, i miliziani di Hamas hanno in realtà preso di mira i membri di un gruppo rivale a Rafah, in un settore in cui erano schierati carri armati israeliani.

Il vicepresidente statunitense JD Vance ha affermato che un esponente dell’amministrazione Trump “raggiungerà probabilmente Israele nei prossimi giorni per monitorare la situazione”. “Potrei essere io”, ha aggiunto.

Vance ha inoltre invitato i paesi del Golfo a mettere in atto “un’infrastruttura di sicurezza” per garantire il disarmo di Hamas, un elemento chiave della seconda fase dell’accordo, che però dev’essere ancora negoziata nei dettagli.

In base alla prima fase dell’accordo, Hamas ha consegnato il 13 ottobre, in cambio di circa duemila prigionieri palestinesi, gli ultimi 20 ostaggi vivi e restituito i corpi di 12 dei 28 ostaggi morti durante la prigionia.

Il 19 ottobre Hamas ha annunciato di aver trovato i resti di un tredicesimo ostaggio.

Israele ha fatto sapere che riaprirà il valico di frontiera di Rafah, al confine con l’Egitto, cruciale per l’ingresso degli aiuti umanitari, solo dopo la consegna dei corpi di tutti gli ostaggi.