Le immagini hanno rapidamente fatto il giro dei social network e la mattina del 17 ottobre sono finite in prima pagina in tutta Italia. Si vede la carcassa di un’auto bruciata, davanti a un cancello danneggiato. Le riprese sono state realizzate dallo stesso Sigfrido Ranucci, conduttore del programma d’inchiesta Report trasmesso da RaiTre, noto per aver indagato sugli scandali di corruzione nella penisola. La sera prima, intorno alle 22, il giornalista ha sentito due forti esplosioni davanti alla sua abitazione, vicino a Roma. Una delle esplosioni ha colpito il veicolo usato pochi minuti prima dalla figlia.

Nessuno è rimasto ferito, ma i fatti di quella notte testimoniano un’escalation preoccupante. Il giorno dopo l’attentato Ranucci ha denunciato il “clima di isolamento e delegittimazione” di cui sarebbe oggetto, rivelando l’aumento recente delle minacce nei suoi confronti. Il pool antimafia di Roma ha aperto un’indagine.

L’esplosione è avvenuta nel giorno dell’anniversario dell’omicidio della giornalista maltese Daphne Caruana Galizia

Il giornalista ha detto di aver trovato davanti a casa “due proiettili di una P38”. Questo modello di pistola tedesca prodotto dalla ditta Walther è un triste emblema della violenza degli anni settanta in Italia, gli “anni di piombo”, segnati dagli attentati dell’estrema destra, dagli omicidi e dalle rapine a mano armata della sinistra extraparlamentare, episodi che, a mezzo secolo di distanza, continuano a evocare una memoria dolorosa e mai del tutto guarita. L’attentato ha subito suscitato una valanga di condanne politiche, dall’estrema destra alla sinistra. In un comunicato, la presidente del consiglio Giorgia Meloni ha espresso la “piena solidarietà” a Ranucci.

Clima d’odio

“È un attentato alla democrazia e alla libertà di stampa”, denuncia Barbara Floridia, presidente della commissione parlamentare di vigilanza sulla Rai. “Il lavoro di Sigfrido Ranucci e di Report è prezioso, soprattutto in un contesto come quello italiano, segnato da zone d’ombra del passato, verità nascoste e scandali politici”, prosegue la senatrice del Movimento 5 stelle, che esprime preoccupazione per un “clima d’odio molto grave e pericoloso” che si sta diffondendo in Italia. L’attentato è avvenuto nel giorno dell’anniversario dell’omicidio della giornalista maltese Daphne Caruana Galizia, uccisa nel 2017 dopo le sue inchieste contro la corruzione, e secondo alcuni il messaggio è chiaro.

La pensa così Beppe Giulietti, coordinatore dell’associazione Articolo 21, che difende la libertà di stampa. “È un grave pericolo per la democrazia italiana”, commenta da Malta, dove si è recato per rendere omaggio alla giornalista assassinata. “So che Sigfrido Ranucci è odiato, che la Rai ha fatto di tutto per emarginarlo”, spiega, denunciando una deriva illiberale portata avanti dal governo dall’inizio del suo mandato, fatta di intimidazioni, minacce di censura e procedimenti giudiziari. “Negli ultimi anni assistiamo a un’aggressione generalizzata contro i mezzi d’informazione”, aggiunge Giulietti. “Bisogna costruire un muro di solidarietà, non solo per Ranucci, ma per la libertà di stampa nel paese”. Stessa incredulità la esprime Dimitri Bettoni, del centro studi Media freedom rapid response. “Sembra di tornare agli anni ottanta, un periodo che pensavamo ormai superato”, afferma il ricercatore. “La delegittimazione della stampa operata da numerose figure politiche mette alcuni giornalisti nel mirino. La protezione dei giornalisti è un valore che va difeso: è una grande responsabilità collettiva e istituzionale”.

La situazione dei giornalisti nel paese è notevolmente peggiorata da quando è in carica il governo guidato da Giorgia Meloni. La sua maggioranza ha moltiplicato le cause giudiziarie a carattere intimidatorio nei confronti dei reporter d’inchiesta. E ha inoltre messo le mani sul servizio pubblico radiotelevisivo per portare avanti le sue posizioni ideologiche, mentre alcuni giornalisti della testata indipendente Fanpage hanno svelato di essere stati spiati tramite il software dell’azienda israeliana Paragon. Fanpage aveva documentato la presenza di elementi neonazisti e neofascisti all’interno delle organizzazioni giovanili di Fratelli d’Italia, il partito di Meloni.

Nel 2025 l’Italia è scesa dal 46° al 49° posto nella classifica mondiale sulla libertà di stampa di Reporters sans frontières, il peggior risultato dell’Unione europea dopo Romania e Ungheria. Nel 2023 occupava ancora il 41° posto. Quell’anno il quotidiano progressista Domani, che pubblica spesso grandi inchieste politiche, aveva subìto una perquisizione dei carabinieri per “sequestrare” un articolo su un ministro, articolo disponibile online.

Diritti
Il divieto del velo integrale

Il partito di estrema destra Fratelli d’Italia (Fdi) ha presentato alla camera dei deputati un disegno di legge per vietare d’indossare il velo integrale nei luoghi pubblici: la proposta prevede multe fino a tremila euro per chi indossa il burqa e il niqab coprendo completamente il volto. “È ‘contro il fondamentalismo islamico e il separatismo’, ha annunciato Fdi in una conferenza stampa”, spiega Íñigo Domín­guez sul País. Il disegno di legge prevede anche il tracciamento dei finanziamenti alle moschee e pene più severe per i matrimoni forzati. In Italia c’è già una legge che vieta “l’uso di caschi protettivi o di qualsiasi altro strumento atto a impedire l’identificazione personale nei luoghi pubblici o aperti al pubblico, senza giustificato motivo”, ma il quotidiano spagnolo spiega che non è mai stata applicata per vietare il velo islamico. Per questo motivo l’imam Massimo Abdallah Cozzolino, leader dell’associazione culturale islamica Zayd ibn Thabit, incontrato da Domínguez a Napoli, mette in dubbio l’utilità della proposta: “Vietare il velo integrale, che non equivale a vietare il velo in sé, potrebbe rientrare nelle norme sulla sicurezza, ma la legislazione in materia esiste già”. Cozzolino si oppone a “qualsiasi iniziativa che possa minare l’identità religiosa di una comunità” e andare contro la libertà religiosa e i princìpi costituzionali, visto che “garantiscono a tutti il diritto di esprimere la propria fede, le proprie pratiche e i propri simboli, purché rispettino le leggi e i valori comuni”.

**Politico **aggiunge che il sottosegretario alla giustizia Andrea Delmastro, che ha presentato la proposta di legge in parlamento, spiega che “l’Italia ha tratto ispirazione dalla Francia”, il primo paese europeo a introdurre un divieto totale del burqa nel 2011. Da allora, Belgio, Danimarca, Svizzera e molti altri paesi in Europa e in tutto il mondo hanno imposto divieti totali o parziali sull’abbigliamento femminile legato all’islam. ◆


Nel 2023 Sigfrido Ranucci è stato oggetto di un’offensiva di Fratelli d’Italia, che l’ha accusato di usare il suo programma tv per attacchi politici contro lo schieramento di destra. Nell’ottobre di quell’anno il giornalista ha ricevuto una convocazione “insolita” dalla commissione parlamentare di vigilanza sulla Rai. Nel 2024, dopo una puntata sulla famiglia del presidente del senato Ignazio La Russa, 78 anni, figura storica del neofascismo, alcuni parlamentari del partito di Meloni hanno chiesto un intervento della direzione della Rai contro il programma.

A marzo Ranucci aveva anche dichiarato pubblicamente la sua “certezza” di essere pedinato, arrivando ad accusare il sottosegretario alla presidenza del consiglio e uomo di fiducia di Giorgia Meloni, Giovanbattista Fazzolari, di usare i servizi d’intelligence contro di lui. Accuse definite “deliranti” dallo stesso Fazzolari.

In quel periodo la Rai ha imposto una supervisione esterna alla gestione editoriale di Report, togliendone la responsabilità a Ranucci. Nel novembre 2024 il giornalista aveva denunciato di aver ricevuto minacce da sostenitori di Israele dopo la messa in onda di un servizio di Report su Gaza, spiegando che uno degli autori delle minacce gli aveva augurato la “pulizia etnica della sua squadra”, “in stile Charlie Hebdo”. Nel febbraio scorso Ranucci aveva dichiarato a Le Monde: “Se si mette insieme tutto ciò che sta accadendo in Italia intorno ai mezzi d’informazione, si ottiene un quadro molto preoccupante”. Otto mesi più tardi, la sua auto è esplosa davanti a casa. ◆ gim

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Questo articolo è uscito sul numero 1637 di Internazionale, a pagina 38. Compra questo numero | Abbonati