Due giorni nella vita di due persone innamorate. Il primo, quando tutto comincia, e l’ultimo, quando ci si lascia. A chi legge, la possibilità di immaginare cosa è successo in mezzo. In questa puntata: Esther, 8 anni.

Il primo giorno

“È il primo giorno di scuola elementare. Nuova scuola, nuovo edificio, sono agitata, ho paura di perdermi, l’asilo era più piccolo. Ho un nuovo zaino, stavolta con le rotelle. C’è molta confusione, i più grandi sembrano già come quelli delle medie. E poi bisogna fare gli esercizi, imparare a scrivere sul serio.

Il primo giorno è anche quello in cui conosci gli altri, attraverso il passaparola dei bambini le informazioni volano. All’improvviso lo vedo: è biondo, grosso, con gli occhiali. Ha i denti in avanti e storti di lato. Non è molto bello, ha lo stesso nome di mio papà, si chiama Timothée. Non siamo nella stessa classe, io sono in prima B e lui in prima A, lo vedo solo quando entro a scuola, alla mensa e durante la ricreazione.

Divento amica di una bambina carina, Roxanne, che piace a tutti quanti. Lei è innamorata di Alexandre, il miglior amico di Timothée. Vado da lui e gli dico: ‘Ciao, sono Esther’, anche se lui sapeva già chi ero, a scuola si sa tutto. Un’altra volta giochiamo insieme a ping pong durante l’ora di educazione fisica, lui manda apposta la palla sopra la mia testa, io non riesco a toccarne neanche una con la racchetta. Ma a parte questo parliamo parecchio, della scuola, degli amici, delle voci che circolano, ci raccontiamo delle barzellette. Con lui sono contenta, è calmo, penso di piacergli, si prende cura di me.

Un giorno passiamo tutta la ricreazione insieme. Ci sono anche Roxanne e Alexandre. Voglio dire a Timothée che mi piace, lo dico a Roxanne che lo ripete a Alexandre, che la prende male perché anche noi siamo un po’ innamorati. Siamo in prima elementare, non sappiamo ancora bene cos’è l’amore. Andiamo in biblioteca a prendere dei fogli e ci mettiamo ai lati opposti del cortile. Ci sediamo per terra e ci scriviamo dei bigliettini. Per portare i foglietti piegati c’è Roxanne che fa da messaggera e che ha il diritto di leggere i messaggi, è la mia amica del cuore, mi fido di lei e le dico tutto. Corre avanti e indietro nel cortile tra me e Timothée, portandoci i biglietti, la cosa la diverte molto.

Non so veramente come siamo passati dall’essere amici a innamorati. Con lui mi sento bene, credo che l’amore sia venuto da solo, mi sono detta: ‘Ah, sono innamorata’. Sui biglietti ci scriviamo che ci amiamo, che ci troviamo belli e che vogliamo giocare sempre insieme. Del resto è quello che facciamo. Vado da Alexandre e gli spiego che si può essere innamorate di due persone allo stesso tempo, che questo non impedisce di dare la stessa quantità di amore a entrambi. A volte Timothée è strano, è molto gentile ma all’improvviso mi ignora e non mi parla per giorni, non riesco a capire. Racconta storie senza senso, dice che non ha un padre, che sua madre l’ha avuto con dei prodotti chimici. Dopo, Roxanne mi racconta che in realtà suo padre è in ospedale, ma lui non vuole dirlo, è difficile capire qual è la verità”.

L’ultimo giorno

“È inverno. Con Timothée è finita, ci rendiamo conto che non siamo fatti l’uno per l’altra. In realtà non mi ama, soprattutto a causa di Roxanne. Ha fatto finta di essere innamorata di Timothée, è andata da lui in continuazione dicendogli ‘ti amo’ o gridando ‘non mi lasciare’ non appena cambiava aula. Timothée ovviamente ci ha creduto, perché lui era veramente innamorato di Roxanne fin dall’inizio della scuola. In realtà Roxanne non è mai stata innamorata di lui, pensava finalmente di averla conquistata, ma era solo una bugia, e questo per lui è stato un ‘trauma’.

Timothée fa un po’ il buffone. A volte mi ama, a volte no. Un giorno durante la pausa dopo il pranzo siamo tutti nel cortile vicino alla palestra. C’è una finestra che dà su un’aula con un computer. Quelli di quinta elementare possono usarlo tra mezzogiorno e le due per mettere della musica. Gli chiediamo di mettere Ça les derange, una canzone di Vitaa e Jul, per poter ballare con le mie amiche del cuore, Roxanne e Inès.

Facciamo una coreografia tutte e tre mentre Timothée e Alexandre ci guardano da un angolo del cortile. Timothée gioca con un piccolo oggetto in mano, sembra in metallo. Me lo lancia facendolo scivolare per terra, poi lo indica con il dito per farmi capire che è per me. È un lucchetto a forma di cuore dorato, di quelli che si usano per chiudere i diari segreti. Me lo dà senza dirmi nulla e continua a guardarmi come se fosse molto innamorato e impressionato dal mio balletto. Sono contenta del lucchetto, mi dico che se è riuscito a trovare questo oggetto e a darmelo, mi ama veramente.

Dopo giochiamo a rincorrerci: le femmine devono acchiappare i maschi che si nascondono. Ci piace questo gioco, genera sempre un sacco di discussioni e pettegolezzi. Gli corro dietro, lui si nasconde in bagno, ne approfitto per chiedergli: ‘Timothée, siamo innamorati o no?’. ‘Una via di mezzo’, risponde lui, ‘sono innamorato e non lo sono’. Ci rimango male e gli dico: ‘Ah, ok’, ma dentro di me penso che non è possibile, che è assurdo, che non è un bambino affidabile. Così la nostra storia finisce senza troppa tristezza.

Adesso ho un solo innamorato, quello che avevo ancora prima di entrare alle elementari, e che è anche il mio migliore amico. Me ne sto tranquilla, ho smesso con le storie d’amore a scuola, sono troppo complicate”.

(Traduzione di Andrea De Ritis)

Amore che vieni, amore che vai è una serie del quotidiano francese Le Monde che racconta il primo e l’ultimo giorno di una storia d’amore. Qui ci sono tutte le puntate.

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