Gli europei hanno messo su una recita convincente. La coalizione dei volenterosi, che si riunisce il 4 settembre a Parigi, comprende buona parte dei paesi dell’Unione europea, il Regno Unito e alcuni paesi extra-europei come il Canada e il Giappone. Questa alleanza informale s’incontra per studiare il piano delle garanzie di sicurezza che potrà dare all’Ucraina quando i combattimenti si saranno conclusi.

Ma c’è un problema: la guerra non è affatto vicina alla conclusione, come hanno ampiamente dimostrato gli eventi successivi all’incontro fra il presidente statunitense Donald Trump e il russo Vladimir Putin in Alaska il mese scorso, che non ha portato alcuna svolta.

In realtà l’obiettivo della coalizione dei volenterosi non è tanto prepararsi a una pace ancora lontana, quanto convincere Trump. È il riflesso della dipendenza dell’Europa dagli Stati Uniti per una parte dei suoi armamenti e più in generale per la sua sicurezza. L’Europa è pronta a fare molte concessioni per salvare l’alleanza con Washington, anche se alla Casa Bianca c’è un presidente imprevedibile e con la tendenza a mercanteggiare come Trump.

Negli ultimi sei mesi il presidente degli Stati Uniti ha cambiato più volte atteggiamento sia con il leader ucraino Volodymyr Zelenskyj sia con gli europei e con la Russia. Oggi ha davanti una scelta delicata, perché vorrebbe ravvicinarsi a tutti i costi a Vladimir Putin ma il prezzo da pagare è troppo alto. Le immagini del presidente russo alla parata militare organizzata il 3 settembre a Pechino non gli hanno sicuramente fatto piacere. La speranza è che Trump si sia reso conto che non riuscirà mai ad separare Putin dalla Cina di Xi Jinping.

Resta la guerra in Ucraina, ed è qui che entra in gioco la coalizione dei volenterosi. Gli europei sono riusciti a reinserirsi in una discussione che all’inizio li ha esclusi. Oggi il vecchio continente continua a difendere l’Ucraina e chiede un rinnovato impegno statunitense, anche a costo di pagare per le armi consegnate a Kiev.

Gli europei vogliono dimostrare agli americani di essere seriamente decisi a fare la loro parte per le garanzie di sicurezza all’Ucraina dopo un eventuale accordo di pace. Il piano in discussione il 4 settembre a Parigi prevede l’invio di migliaia di soldati europei all’interno di una forza di “rassicurazione”.

In cambio, gli europei chiedono due cose a Trump: di impegnarsi a rispettare una “clausola di solidarietà” con l’Ucraina in caso di nuova aggressione russa e di rifiutare qualsiasi restrizione all’esercito ucraino pretesa dalla Russia.

Il 3 settembre Trump ha lasciato intendere che, se Putin continuerà a non voler incontrare Zelenskyj senza condizioni, potrebbe “intervenire” (ma non ha detto come). Gli europei sperano che la minaccia si concretizzi in sanzioni più severe contro Mosca e nell’invio di più armi all’Ucraina.

Il rovescio della medaglia di questa speranza nell’aiuto americano è che l’Europa farebbe crescere, invece di diminuire, la propria dipendenza dagli Stati Uniti, che la umiliano in campo commerciale e vogliono dettare la sua politica sul digitale. Tutto è legato, come sa bene Donald Trump, che non fa niente gratis. È la trappola della debolezza dell’Europa, che non sparirà presto.

(Traduzione di Andrea Sparacino)

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