Spesso si dice che un’immagine vale più di mille parole. Ecco una foto che probabilmente ne vale molte di più: è stata scattata il primo settembre, a Tientsin, porto cinese a est di Pechino, dove si tiene il vertice dell’Organizzazione per la cooperazione di Shanghai. Mostra Xi Jinping, Vladimir Putin e Narendra Modi – i leader di Cina, Russia e India – mentre si tengono per mano sorridenti.

Vale la pena di soffermarsi su questa foto, perché dice molto sulla trasformazione del mondo ma anche sulla messa in scena dei rapporti internazionali. I tre uomini guidano tre potenze nucleari e rappresentano più di un terzo della popolazione mondiale, oltre a culture e storie molto diverse. In passato, tra l’altro, i tre paesi sono arrivati a farsi la guerra.

Il primo settembre i tre capi di stato hanno deciso di ostentare buon umore, a prescindere dai loro interessi nascosti. La foto, che non ha bisogno di didascalie, è rilevante anche per il grande assente: il presidente degli Stati Uniti Donald Trump. Il quadretto, in un certo senso, è dedicato a lui: saluti e baci da Tientsin.

Che bisogno c’era di questa messa in scena? Vi ricordate l’incontro fra Trump e Volodymyr Zelenskyj del 28 febbraio nello studio ovale, finito con l’umiliazione del presidente ucraino? Alla fine Trump aveva detto che si trattava di “ottima televisione”. Lo stesso vale per le immagini di Tientsin: ottima televisione e meglio di lunghi discorsi.

Il “fronte del rifiuto” in mostra a Tientsin offre un’immagine opposta a quella della brutalità statunitense. Mentre Trump mortifica i suoi interlocutori, i leader riuniti in Cina rivendicano il vero “multilateralismo”, rispettoso delle sovranità. È uno specchio per le allodole, ma Trump è talmente caricaturale da legittimare automaticamente tutti i suoi avversari.

Il grande errore

Nel suo primo mandato Trump si era presentato con il “grande amico” Narendra Modi in uno stadio davanti a migliaia di indiani residenti negli Stati Uniti. I dazi del 50 per cento imposti all’India hanno rotto un idillio che per Modi era una inestimabile risorsa politica sul fronte interno.

A Tientsin abbiamo visto tre leader talmente sorridenti da farci dimenticare che uno di loro guida un regime totalitario, il secondo ha invaso un paese vicino e il terzo è ben avviato sulla strada dell’“illiberalismo”. Ma si tratta di una foto, quindi il messaggio è semplice ed efficace.

Evidentemente siamo davanti a una battaglia di comunicazione in cui sono in gioco i nuovi rapporti di forza tra gli imperi del ventunesimo secolo. Trump ha voluto assestare un duro colpo per riaffermare la contestata egemonia statunitense, e per farlo ha usato le armi di cui dispone: i dazi doganali, la potenza tecnologica della Silicon valley e il più potente esercito del mondo.

Ma ha provocato la nascita di un “fronte del rifiuto” eterogeneo, al centro del quale c’è la Cina con la sua enorme potenza economica, che vede la possibilità di affermarsi come leader del mondo non-occidentale. È stato questo il grande errore di Trump: ha spinto tra le braccia della Cina tutti quelli che tenta di sottomettere con la forza.

Poi c’è l’Europa, prigioniera della sua alleanza con gli Stati Uniti a causa della guerra alle sue porte. Gli europei non hanno ancora dimostrato di poter incarnare una “terza via” capace di opporsi allo stesso tempo al mondo di Trump e a quello della foto di Tientsin.

(Traduzione di Andrea Sparacino)

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