Il 29 maggio avevamo tirato un sospiro di sollievo rispetto alla minaccia all’economia mondiale del grande mercante insediato a Washington. Sospiro e speranza nell’umanità nel vedere il viso sorridente di Victor Schwartz, con la sua aria da drugo Lebowski, titolare della Vos Selections, una piccola azienda a conduzione familiare d’importazione di vini, quando ha ottenuto dalla corte del commercio internazionale degli Stati Uniti una sentenza che bloccava temporaneamente i dazi generalizzati voluti da Trump. Evidentemente non è stato sufficiente. A oggi pende sulla testa dell’Unione europea il gladio del dazio al 50 per cento, che dovrebbe scattare dal 9 luglio. La trattativa passa anche per gli 800 miliardi di euro destinati al riarmo. Armi e merci possono comunque circolare nel meloniano “globo terracqueo”, gli esseri umani no. Ma su questo tema non è in gioco una trattativa altrettanto serrata. Vista la regressione della politica mondiale a clan in rapporto di forza fra loro, e la natura empia e sacrilega di questo conflitto tra confratelli del capitale, forse basterebbe risolvere la questione dazi come quella tra Roma e Alba scegliendo gli Oriazi e i Curiazi. Personalmente, tra i campioni trigemini eleggerei Schwartz e poi Diego Sorba, un magnifico oste di Parma, e l’italiana a cui essere più vicini in questo momento, Francesca Albanese.

Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it

Questo articolo è uscito sul numero 1621 di Internazionale, a pagina 12. Compra questo numero | Abbonati