Se c’è una cosa che papa Francesco proprio non ha cambiato è la trasparenza delle finanze vaticane, che continuano a essere il nucleo di ogni scandalo nella chiesa cattolica. La vicenda più incredibile è quella del palazzo di Sloane avenue, una tentata e fallita speculazione immobiliare a Londra tra il 2012 e il 2022 in cui la segreteria di stato ha scommesso duecento milioni di euro (su seicento di fondi gestiti dall’istituzione) su un’unica operazione ad alto rischio. Che ovviamente è finita male. Il prossimo papa dovrebbe stabilire una cosa molto semplice e chiara: il patrimonio liquido del Vaticano – si parla di 10-15 miliardi di euro, ma verosimilmente sono di più – può essere investito solo in titoli di stato affidabili. Renderanno poco, ma una semplificazione drastica degli investimenti taglierebbe fuori faccendieri, banchieri d’affari, lobbisti e truffatori che da decenni campano succhiando denari dai forzieri vaticani. Denari dei fedeli, lasciati alla chiesa per finanziare opere di carità ed evangelizzazione, non per cercare ricche plusvalenze. Non c’è ragione al mondo per cui la chiesa debba agire come un fondo di venture capital, che compra immobili o partecipazioni azionarie in aziende non quotate per fare favori a qualche amico di cardinale, e far girare compensi milionari per le mediazioni. ◆

Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it

Questo articolo è uscito sul numero 1612 di Internazionale, a pagina 94. Compra questo numero | Abbonati