Il futuro presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha ereditato un paese allo sbando, in cui la pandemia ha ucciso più di 310mila persone. Il mese scorso 853mila statunitensi hanno presentato la domanda di disoccupazione e i commercianti denunciano un’impennata dei furti di prodotti alimentari e latte in polvere. Se Biden ha una risposta a questo, ci piacerebbe sentirla. Invece la squadra del presidente e i mezzi d’informazione si sono concentrati su un altro aspetto della nuova amministrazione: la sua varietà etnica e di genere. Di recente Biden ha presentato gli alti funzionari della Casa Bianca che nelle sue intenzioni dovrebbero portare il paese fuori dalla crisi ma, invece di ricevere informazioni su cosa faranno concretamente per migliorare la vita delle persone, abbiamo sentito parlare solo delle loro “esperienze di vita”.
È cominciato con Antony Blinken, nominato da Biden segretario di stato. Blinken è un maschio bianco che ha appoggiato la guerra in Iraq e ha convinto Biden a fare la stessa cosa. Ha fondato una “società di consulenza strategica” che lavora con i sistemi di difesa di mezzo mondo. Non c’è da essere entusiasti. Un attimo, però. Come si legge in un articolo recente, “Antony Blinken ha due bambini piccoli, e questa è una buona notizia per tutti i padri”. Forse non è una buona notizia per i padri che vivono in Medio Oriente, ma almeno avremo “un papà rockettaro al dipartimento di stato”.
I ministri scelti dal futuro presidente hanno fatto notizia per la varietà etnica e di genere, ma non hanno spiegato cosa faranno concretamente per migliorare la vita delle persone
Altri futuri funzionari dell’amministrazione Biden appartengono a gruppi storicamente oppressi. Il problema è che gli annunci delle loro nomine sembrano seguire tutti lo stesso copione: privilegiare l’identità etnica a scapito della politica. I progressisti, per esempio, sostengono da tempo che George W. Bush non avrebbe dovuto creare il dipartimento della sicurezza interna. Ma perché abolirlo, se lo si può affidare a una persona appartenente a una minoranza? Quando i collaboratori di Biden hanno annunciato che Alejandro Mayorkas era stato scelto per questo incarico, sono andati dritti al punto: anziché spiegare i loro piani per rimediare agli orrori della politica di Trump sull’immigrazione, ci hanno ricordato che “Mayorkas sarà il primo ispanico e immigrato a guidare il dipartimento”.
Un minuto dopo è arrivata la notizia che Avril Haines sarà la prima donna a dirigere l’intelligence nazionale. Haines è stata vicedirettrice della Cia ed è tra i responsabili del programma dei droni dell’era Obama. Ma naturalmente l’aspetto rilevante è che “è proprietaria di una libreria ed è attiva nella comunità”. Il 30 novembre Politico ha rivelato che il Congressional black caucus (Cbc), un gruppo di deputati neri, stava facendo pressione a Biden. Voleva un segretario della difesa nero. L’8 dicembre Biden ha scelto Lloyd Austin, un afroamericano che è stato nell’esercito per 41 anni. La nomina ha allarmato tutti quelli che temono il declino del controllo civile sull’esercito. Altrettanto allarmante è il fatto che solo l’anno scorso Austin ha guadagnato più di 350mila dollari perché siede nel consiglio direttivo della Raytheon, un’azienda che lavora per l’esercito statunitense. Non è chiaro cosa ne pensi il Cbc. L’unica cosa che gli interessa sembra essere da quale comunità viene Austin.
In molti hanno celebrato la scelta di Biden di creare uno staff della comunicazione composto unicamente da donne, insieme alla nomina di Neera Tanden come responsabile del budget. Certo, Tanden è di origini asiatiche, ma ha anche sostenuto i tagli alla previdenza sociale e ha sostenuto che bisognava usare il petrolio libico per finanziare i bombardamenti in quel paese.
Alcune scelte sembrano migliori di altre. La nuova segretaria del tesoro, Janet Yellen, è un’economista di centrosinistra e rappresenta comunque un miglioramento rispetto alle scelte di Obama.
Al di là delle scelte, mi preoccupa il modo in cui sono state annunciate. I democratici continuano la loro trasformazione da partito del new deal di Franklin Delano Roosevelt e della ridistribuzione economica a partito della diversità e delle pose culturali. Le minoranze etniche, le donne e la comunità lgbt faranno meglio ad accontentarsi di quello che vedono, perché non otterrano nient’altro. Pensate se uno dei sostenitori di Biden dicesse a un bianco appena licenziato di non preoccuparsi, perché un esponente “della sua comunità” farà parte dell’amministrazione. Sarebbe ridicolo. È un trucco tipico delle pubbliche relazioni, simile a quelli messi in atto di recente dalle multinazionali.
Questa attenzione superficiale alla sfera personale non solo è irrilevante, ma ci distrae dalla semplicità delle proposte per contrastare la crisi che ha colpito i lavoratori e i poveri statunitensi, dall’assistenza sanitaria al sistema educativo, dai salari agli impieghi pubblici. Invece di sostenere le masse impoverite con un forte stato sociale, i leader democratici continuano a propinare questo ritornello sulla diversità. ◆ as
**Bhaskar Sunkara **
è il direttore della rivista statunitense Jacobin. Collabora con In These Times e The Nation. Questo articolo è uscito sul quotidiano britannico The Guardian.
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Questo articolo è uscito sul numero 1389 di Internazionale, a pagina 42. Compra questo numero | Abbonati