Proteggimi _di Jacqueline Woodson si fonda su una premessa tanto semplice quanto brillante: sei bambini – Haley, Amari, Tiago, Ashton, Esteban e Holly – vengono radunati nella “app” (aula per parlare), una stanza dove ogni venerdì possono finalmente esprimere paure e segreti senza il filtro degli adulti. Questo spazio diventa un “porto sicuro” dove le voci dei ragazzi si levano per affrontare questioni che definiscono l’America contemporanea: razzismo, carceri, deportazioni e tensioni finanziarie. È in questa autenticità tematica che risiede il valore più grande del libro, che riesce a dare una prospettiva toccante su come i grandi problemi sociali si riflettono in modo drammatico nella vita dei più giovani. Il romanzo non si limita a raccontare, ma insegna la cruciale importanza di esprimere le proprie emozioni. La voce narrante è quella di Haley, e a volte nella lettura sentiamo di essere lei. Siamo la sua pelle. Con la sua inventiva Haley ci regala colori, immagini, sensazioni e persino odori. Certo mancano i pilastri tradizionali di una trama, non c’è un climax o un evento centrale, ma è questa frammentazione la forza del libro. L’autrice non cerca un ritmo serrato per compiacere il lettore, ma dona invece a chi legge il tempo lento della realtà. Un tempo che è anche il nostro. _Igiaba Scego

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Questo articolo è uscito sul numero 1642 di Internazionale, a pagina 88. Compra questo numero | Abbonati