Il 28 novembre il congresso statunitense ha approvato una legge che costringe l’amministrazione a pubblicare tutti i documenti sul caso Epstein. Il presidente Donald Trump, fortemente contrario alla pubblicazione prima di cambiare idea nello scorso fine settimana, dovrà ora ratificarla.
Approvata con 427 voti a favore e uno solo contrario alla camera dei rappresentanti, e poi all’unanimità al senato, la legge ordina al dipartimento della giustizia di pubblicare l’intero dossier sul ricco finanziere e criminale Jeffrey Epstein, morto in prigione nel 2019 prima di essere processato per lo sfruttamento sessuale di decine di ragazze minorenni.
Per mesi Trump aveva osteggiato la pubblicazione dei documenti, che potrebbe avere conseguenze imbarazzanti per lui.
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Dopo il voto alla camera il presidente aveva ostentato indifferenza. “Non so e non m’interessa quando il senato approverà il testo”, aveva dichiarato.
“Vorrei solo che i repubblicani non perdessero di vista tutti i successi che abbiamo ottenuto”, aveva aggiunto.
In precedenza aveva ribadito di non avere “niente a che fare con Jeffrey Epstein”, sottolineando di averlo escluso dal suo lussuoso club a Mar-a-Lago, in Florida, perché era “un pervertito”.
Trump ed Epstein si erano frequentati dagli anni ottanta fino all’inizio degli anni duemila, prima che il finanziere fosse indagato.
Di fronte alle crescenti divisioni sul caso Epstein all’interno del campo repubblicano, il 16 novembre Trump aveva fatto una giravolta invitando deputati e senatori ad approvare la pubblicazione del dossier.
“Non abbiamo nulla da nascondere”, aveva dichiarato, denunciando “una farsa orchestrata dal Partito democratico”.
Prima della votazione alla camera, alcune vittime di Epstein hanno partecipato a una conferenza stampa davanti al congresso per chiedere l’approvazione della legge.
“Lo stato non dovrebbe mai schierarsi dalla parte dei predatori sessuali”, ha dichiarato Lara Blume McGee, un’ex modella.
Durante la campagna elettorale delle presidenziali Trump aveva promesso rivelazioni sensazionali sul caso Epstein per poi cercare di chiuderlo una volta tornato alla Casa Bianca, suscitando le ire di molti esponenti del movimento Maga (Make America great again).
La settimana scorsa gli esponenti democratici della commissione di vigilanza della camera avevano pubblicato delle email di Epstein che citavano Trump, mettendo la Casa Bianca sulla difensiva.
“Certo, Trump sapeva delle ragazze”, affermava in particolare Epstein in un’email inviata al giornalista e scrittore Michael Wolff nel 2019.