Il 1 ottobre gli Stati Uniti sono entrati ufficialmente in shutdown, la paralisi delle attività federali, senza alcuna soluzione immediata in vista a causa delle divergenze tra l’amministrazione Trump e l’opposizione democratica.

Centinaia di migliaia di impiegati federali saranno messi in congedo non retribuito e si prevedono forti disagi per gli utenti dei servizi pubblici, una situazione di cui entrambe le parti si stanno attribuendo la responsabilità.

“Sono i democratici a voler chiudere tutto”, ha affermato il presidente Donald Trump il pomeriggio del 30 settembre.

“Ma gli shutdown possono avere anche conseguenze positive. Potremo sbarazzarci di molte cose che non vogliamo, tutte cose amate dai democratici”, ha aggiunto, lasciando intendere di voler sfruttare la situazione per indebolire alcune agenzie federali e procedere a nuovi licenziamenti.

Il Partito democratico ha invece denunciato una totale mancanza di volontà di negoziare da parte dei repubblicani.

“Siamo in shutdown perché i repubblicani rifiutano di garantire l’assistenza sanitaria degli statunitensi. Continueremo a lottare per il popolo americano”, ha dichiarato sul social network X Chuck Schumer, leader della minoranza democratica al senato.

L’ultimo shutdown si era verificato tra dicembre 2018 e gennaio 2019, durante il primo mandato di Trump, ed era durato ben 35 giorni.

Dopo il fallimento di un ultima votazione al senato, la sera del 30 settembre, Russell Vought, direttore dell’ufficio bilancio della Casa Bianca, ha invitato le amministrazioni federali ad “attuare i loro piani per una chiusura ordinata”.

Secondo l’ufficio bilancio del congresso, circa 750mila impiegati federali saranno messi in congedo non retribuito, mentre l’erogazione di alcuni sussidi potrebbe subire forti ritardi.

Il traffico aereo potrebbe avere delle ripercussioni e i parchi nazionali resteranno chiusi.

Secondo gli analisti dell’azienda di assicurazione e servizi finanziari Nationwide, ogni settimana di shutdown potrebbe ridurre la crescita annua del pil statunitense di 0,2 punti percentuali.

Il Partito repubblicano ha la maggioranza in entrambi i rami del congresso, ma il regolamento del senato prevede che i testi di bilancio debbano essere approvati con 60 voti su 100, richiedendo quindi il consenso di almeno sette democratici.

I repubblicani propongono una proroga del bilancio attuale fino alla fine di novembre, mentre i democratici chiedono il ripristino di centinaia di miliardi di dollari di spesa sanitaria revocati dall’amministrazione Trump.