In attesa di vedere gli sviluppi del cessate il fuoco tra Israele e Iran annunciato dal presidente degli Stati Uniti Donald Trump, facciamo un passo indietro per ricordare le tappe di una storia lunga e complicata. Ecco di seguito una cronologia delle date principali nelle relazioni tra Stati Uniti e Iran, con un’attenzione particolare al programma nucleare iraniano. Le fonti sono Associated Press, Guardian, Al Jazeera, France24 e IranWire.
1953 Stati Uniti e Regno Unito sostengono il colpo di stato per accentrare i poteri dello scià dell’Iran Mohammad Reza Pahlavi e deporre il primo ministro democraticamente eletto Mohammad Mossadeq, che voleva nazionalizzare l’industria petrolifera.
1957 Teheran firma un accordo di cooperazione sul nucleare civile con gli Stati Uniti, nell’ambito del programma Atoms for peace lanciato dall’allora presidente degli Stati Uniti Dwight Eisenhower.
1958 L’Iran entra a far parte dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica (Aiea).
1967 È istituito il Centro per la ricerca nucleare di Teheran e gli Stati Uniti forniscono all’Iran un reattore alimentato con uranio altamente arricchito.
1968 L’Iran firma il Trattato di non proliferazione nucleare insieme ad altri 51 paesi.
1974 Nasce l’Organizzazione dell’energia atomica dell’Iran, che conclude accordi con diversi paesi, tra cui Francia e Stati Uniti.
1979 La rivoluzione islamica depone lo scià e porta al potere l’ayatollah Ruhollah Khomeini. Un gruppo di studenti radicali occupa l’ambasciata degli Stati Uniti a Teheran, dando inizio alla crisi degli ostaggi, che dura 444 giorni. Il nuovo governo iraniano cancella un contratto da più di sei miliardi di dollari con gli Stati Uniti per costruire due centrali nucleari a Bushehr, sul golfo Persico, e chiude il programma nucleare.
1980 Washington interrompe le relazioni diplomatiche con l’Iran e impone sanzioni al paese. Inoltre appoggia l’invasione dell’Iran da parte dell’Iraq guidato da Saddam Hussein, che scatena una guerra di otto anni.
1984 Il presidente degli Stati Uniti Ronald Reagan designa ufficialmente l’Iran come “stato sponsor del terrorismo” e impone un embargo sulle armi. Khomeini riavvia il programma nucleare, firma un accordo con la Germania per completare le centrali di Bushehr e crea una struttura per la ricerca sul nucleare a Isfahan.
1985 Scoppia uno scandalo quando si scopre che Reagan forniva segretamente armi all’Iran sperando che in cambio Teheran potesse contribuire a liberare alcuni statunitensi tenuti in ostaggio da miliziani di Hezbollah in Libano. I proventi finanziavano illegalmente i Contras, i gruppi armati controrivoluzionari attivi in Nicaragua.
1988 Una nave da guerra statunitense abbatte per errore un aereo civile iraniano nel Golfo, uccidendo tutte le 290 persone a bordo.
1995 Gli Stati Uniti impongono altre sanzioni e gli ordini esecutivi del presidente Bill Clinton vietano alle aziende statunitensi di fare affari con l’Iran. Teheran firma un accordo con la Russia per costruire nuovi reattori ad acqua leggera a Bushehr.
2002 Dopo gli attacchi dell’11 settembre 2001 il presidente degli Stati Uniti George W. Bush afferma che l’Iran fa parte di un “asse del male” insieme all’Iraq e alla Corea del Nord. Il gruppo di opposizione radicale Mojahedin-e khalq (mujahidin del popolo iraniano) rivela l’esistenza di un programma nucleare segreto, che comprende la costruzione di un impianto di arricchimento dell’uranio a Natanz e un altro di produzione di acqua pesante ad Arak. Teheran acconsente alle ispezioni dell’Aiea.
2003 L’Iran conclude un accordo con Regno Unito, Francia e Germania per sospendere l’arricchimento dell’uranio e accettare ispezioni rafforzate dell’Aiea. Gli Stati Uniti si rifiutano di partecipare.
2006 A febbraio l’Iran annuncia la ripresa dell’arricchimento dell’uranio dopo che l’anno prima era stato eletto il presidente ultraconservatore Mahmoud Ahmadinejad. Regno Unito, Francia e Germania si ritirano dai negoziati. A giugno a questi tre paesi si aggiungono Stati Uniti, Russia e Cina per formare un gruppo di potenze mondiali e unire gli sforzi diplomatici per convincere l’Iran a frenare il suo programma nucleare. Ahmadinejad diventa uno strenuo difensore del programma nucleare e promette di “cancellare Israele dalla mappa”. A dicembre le Nazioni Unite impongono una prima serie di sanzioni all’Iran, vietando la vendita di tecnologia nucleare sensibile.
2007 L’Iran arriva ad assemblare circa tremila centrifughe per l’arricchimento dell’uranio, facendo crescere i timori degli esperti.
2008 Gli Stati Uniti si uniscono ai colloqui sul nucleare organizzati dalle altre potenze, ma non ci sono passi avanti. I diplomatici iraniani considerano non negoziabile il “diritto all’arricchimento”.
2009 Alle contestate elezioni di giugno Ahmadinejad è rieletto, innescando le proteste del movimento verde e la repressione del governo. A settembre i leader di Stati Uniti, Regno Unito e Francia annunciano che Teheran ha costruito segretamente un impianto per l’arricchimento a Fordo all’interno di una montagna per proteggerlo da possibili raid aerei.
2010 L’Iran comincia ad arricchire l’uranio al 20 per cento. Ad agosto le centrifughe iraniane sono colpite dal virus informatico Stuxnet, sviluppato da Israele e dagli Stati Uniti. A novembre due scienziati nucleari iraniani sono aggrediti e uno muore. L’episodio s’inserisce in una serie di attacchi contro ricercatori e scienziati nucleari nel paese. A dicembre Stati Uniti, Regno Unito e Unione europea impongono sanzioni contro la banca centrale della Repubblica islamica.
2011 L’Aiea fornisce ulteriori prove a sostegno dell’ipotesi che l’Iran avesse avuto un programma di armi nucleari prima del 2004 e potrebbe aver portato avanti qualche attività successivamente. Teheran smentisce.
2012 A giugno entra in vigore l’embargo petrolifero dell’Unione europea contro l’Iran. A settembre davanti all’assemblea generale delle Nazioni Unite il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu accusa l’Iran di essere vicino all’arma nucleare. A luglio funzionari statunitensi e iraniani tengono colloqui segreti in Oman.
2013 Ad agosto diventa presidente il moderato Hassan Rohani, ex negoziatore sul nucleare. Dichiara che l’Iran è pronto per affrontare colloqui seri e a settembre va a New York per l’assemblea generale dell’Onu e parla al telefono con il presidente degli Stati Uniti Barack Obama. Cominciano subito dei colloqui tra l’Iran e le sei potenze e a dicembre è raggiunto un primo accordo: Teheran può arricchire l’uranio sotto il 4 per cento e alcune sanzioni sono allentate. Si pongono le basi per un accordo più duraturo.
2015 A marzo i leader mondiali s’incontrano a Losanna, in Svizzera, per finalizzare l’intesa. Ad aprile annunciano un accordo quadro per limitare il programma nucleare di Teheran in cambio della cancellazione di alcune sanzioni, impegnandosi a raggiungere un accordo definitivo entro la fine di giugno. Dopo una serie di rinvii e al termine di 17 giorni di trattative quasi ininterrotte a Vienna, i diplomatici annunciano di aver raggiunto un accordo sul nucleare. Prevede la riduzione della capacità di arricchimento dell’uranio di due terzi e delle scorte al 96 per cento, la chiusura dell’impianto di Fordo, la riduzione del nucleo del reattore della centrale di Arak e ispezioni da parte dell’Aiea. In cambio le sanzioni economiche sono allentate. Netanyahu condanna l’accordo.
2017 Subito dopo essersi insediato alla presidenza degli Stati Uniti, a febbraio Donald Trump vieta l’ingresso ai cittadini iraniani e di altri paesi musulmani. Teheran conduce il test di un missile balistico.
2018 A maggio Trump si ritira unilateralmente dall’accordo sul nucleare e impone di nuovo le sanzioni. Teheran ribadisce il suo impegno a rispettarne i termini. Trump afferma che organizzerà nuovi colloqui per raggiungere un accordo migliore, in grado di fermare lo sviluppo del programma missilistico iraniano e il sostegno del paese a diverse milizie nella regione. Ma i colloqui non si concretizzano.
2019 Ad aprile Trump designa i Guardiani della rivoluzione dell’Iran come organizzazione terroristica. Il mese dopo, citando minacce iraniane non meglio specificate, Washington invia la portaerei Uss Abraham Lincoln nel golfo Persico. A maggio l’Iran annuncia che comincerà a ritirarsi dall’accordo sul nucleare. Nel corso dell’estate aumentano le tensioni, che culminano in alcuni attacchi condotti dagli Stati Uniti in Iraq e in Siria contro postazioni considerate legate a milizie filoiraniane responsabili di aver preso di mira delle strutture statunitensi. A novembre il peggioramento delle condizioni economiche in Iran innesca una serie di proteste represse con violenza.
2020 Il 3 gennaio un drone statunitense uccide a Baghdad il generale Qassem Soleimani, capo dell’unità speciale Al Quds dei Guardiani della rivoluzione. In risposta l’Iran lancia missili contro basi militari che ospitano soldati statunitensi e iracheni in Iraq. Teheran abbatte per errore un aereo civile ucraino, uccidendo 176 persone a bordo. A novembre lo scienziato Mohsen Fakhrizadeh, considerato una figura chiave del programma nucleare iraniano, è ucciso nei dintorni di Teheran. L’Iran accusa Israele e il parlamento sospende le ispezioni dell’Onu alle strutture nucleari del paese.
2021 L’Iran comincia ad arricchire l’uranio oltre il 20 per cento. Dopo l’insediamento del nuovo presidente Joe Biden, Stati Uniti e Iran cominciano negoziati indiretti a Vienna su come ripristinare l’accordo nucleare. L’Iran incolpa Israele di aver condotto un’esplosione all’impianto nucleare di Natanz e annuncia che arricchirà l’uranio al 60 per cento. A giugno è eletto presidente il conservatore Ebrahim Raisi. I colloqui con gli Stati Uniti si fermano.
2022 Alcuni tentativi di riprendere i negoziati sul nucleare falliscono, anche a causa dell’invasione russa dell’Ucraina. A settembre scoppiano le proteste contro il regime iraniano dopo la morte di Mahsa Jina Amini. Durano mesi e sono represse nel sangue.
2023 A marzo Iran e Arabia Saudita decidono di riprendere le relazioni diplomatiche. A settembre Stati Uniti e Iran concordano uno scambio di prigionieri. Il 7 ottobre Hamas conduce gli attentati in Israele, che lancia la sua guerra nella Striscia di Gaza. L’Iran, che ha armato il movimento estremista palestinese, gli offre sostegno. A novembre cominciano gli attacchi dei miliziani huthi dello Yemen, vicini a Teheran, contro le navi nel mar Rosso in solidarietà con i palestinesi.
2024 Un raid attribuito a Israele colpisce ad aprile la sezione consolare dell’ambasciata iraniana nella capitale siriana Damasco, uccidendo undici persone, tra cui sette Guardiani della rivoluzione. Teheran risponde con un attacco senza precedenti contro Israele, che intercetta la maggior parte dei razzi. A maggio il presidente Raisi muore in un incidente in elicottero. A luglio vince le elezioni il riformista Masoud Pezeshkian.
2025 A gennaio Trump torna alla Casa Bianca e riprende la politica di “massima pressione” sull’Iran. A marzo propone all’ayatollah Ali Khamenei di riavviare i negoziati per un accordo sul nucleare. Ad aprile cominciano i colloqui indiretti in Oman. Nei mesi successivi si svolgono altri cicli e l’ultimo incontro è fissato per il 15 giugno. Il 13 giugno Israele attacca l’Iran, che risponde lanciando missili balistici e droni. Il 22 giugno gli Stati Uniti colpiscono importanti siti nucleari in Iran. Il giorno dopo Trump annuncia il cessate il fuoco.
Questo testo è tratto dalla newsletter Mediorientale.
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