L a decisione di Donald Trump di bombardare l’Iran non fermerà la diffusione delle armi nucleari. Anzi, scrive Fintan O’Toole sul quotidiano Irish Times, “ha insegnato ai dittatori una semplice lezione: procuratevi rapidamente una bomba all’idrogeno o sarete bombardati ogni volta che ne avremo voglia”. In passato il presidente degli Stati Uniti ha minacciato di attaccare la Corea del Nord, ma non l’ha fatto perché il paese asiatico ha cinquanta testate nucleari. Il regime iraniano, invece, non dispone ancora di queste armi. “È il grottesco paradosso di questa guerra”, sottolinea O’Toole: “Se i mullah fossero stati più avventati, sarebbero al sicuro”.
In teoria, prosegue il giornalista, questa guerra ha un obiettivo condivisibile: tenere le armi nucleari lontano da una regione instabile come il Medio Oriente. Ma bisogna ricordare che le armi nucleari ci sono da decenni, in Israele. Il piano nucleare di Tel Aviv si chiama opzione Sansone, dal nome dell’eroe biblico che abbatté il tempio di Gaza, uccidendo se stesso ma anche tutti i filistei. Ma ora, con Trump al comando, sta abbattendo il tempio dell’ordine internazionale sulle nostre teste. Il paese ha circa novanta testate nucleari. Tutti devono saperlo, eppure il governo non ne riconosce l’esistenza e punisce chi lo fa.
Nel 1986 Mordechai Vanunu, che lavorava nell’impianto nucleare israeliano di Dimona, rivelò i dettagli del programma al Sunday Times. Fu rapito in Italia dal Mossad, drogato e riportato in Israele, dove fu processato in segreto e condannato a diciotto anni di carcere, gran parte dei quali trascorsi in isolamento. “Così”, scrive O’Toole, “la presenza di un importante arsenale nucleare nella parte più infiammabile del mondo è rimasta un segreto di Pulcinella. I timori si concentrano su un paese dove non esiste (l’Iran), non su quello che ce l’ha davvero. Israele è riuscito a creare un campo di distorsione della realtà in cui il possibile (l’Iran potrebbe dotarsi di armi nucleari) oscura il reale (Israele già le possiede)”. Questo trucco cognitivo ha funzionato, osserva O’Toole. La comunità internazionale ha accettato la politica di opacità sull’esistenza del nucleare israeliano, anche perché l’opzione Sansone è stata sviluppata con l’assistenza della Francia, mentre gli Stati Uniti (a partire dalla presidenza Eisenhower) hanno chiuso un occhio.
Nuvola di ignoranza
Quando nel novembre 2023 Amihai Eliyahu, ministro del governo israeliano, ha suggerito in un’intervista radiofonica che Israele potrebbe prendere in considerazione la possibilità di sganciare una bomba atomica su Gaza, l’Unione europea e gli Stati Uniti hanno fatto finta di non aver sentito niente.
Questa grande nuvola di ignoranza deliberata nasconde una verità ovvia, continua O’Toole: “Dal momento che a Israele è stato permesso di diventare una potenza nucleare, è inevitabile che i suoi rivali regionali finiranno per fare lo stesso. Molte personalità israeliane a suo tempo si sono opposte all’opzione Sansone perché temevano, secondo le parole di Ari Shavit, che avrebbe ‘aperto le porte di un inferno futuro’”. Nel 2013 lo scrittore aveva scritto: “Prima o poi il monopolio israeliano sarà spezzato. Prima diventerà nucleare uno stato ostile, poi un altro stato ostile, poi un altro ancora. Nella prima metà del 21° secolo il Medio Oriente è destinato a diventare nucleare. La prima arena nucleare del mondo popolata da più rivali potrebbe emergere proprio nella regione più instabile”. Quando Shavit sottopose quest’ipotesi a uno degli artefici del programma nucleare israeliano, l’anonimo “ingegnere” non obiettò nulla. L’unica risposta fu: bombardarli prima che loro bombardino noi. “Questa è la logica nichilista scatenata quando l’occidente ha dato il via libera a un Israele dotato di armi nucleari”, conclude O’Toole.
Scegliendo di ignorare questa realtà, il mondo democratico ha implicitamente accettato che Israele esista in una zona grigia dove non valgono le regole condivise. Gli ha permesso di diventare un buco nero della responsabilità. Il problema dei buchi neri è che risucchiano tutto ciò che gli si avvicina, sostiene O’Toole. Una volta esentato dal principio della non proliferazione nucleare, si concede a Israele anche il permesso di ignorare ogni altra norma di comportamento.
“Come abbiamo visto la settimana scorsa”, scrive il giornalista irlandese, “l’attacco di un razzo iraniano contro un ospedale in Israele è un oltraggio (sì, lo è davvero), ma i settecento attacchi di Israele contro ospedali e strutture sanitarie a Gaza sono considerati una malaugurata necessità. Il doppio standard è peggio che non averne nemmeno uno. Fa sembrare bugiardo chi lo pratica, non solo agli occhi del mondo esterno, ma anche ai propri cittadini. Quando un crimine di guerra è solo un atto di violenza contro civili commesso da persone che non ci piacciono, tutte le dichiarazioni morali diventano vuote. Gli Stati Uniti hanno definito ‘barbarici’ gli attacchi di Vladimir Putin contro ‘il riscaldamento, l’acqua e l’elettricità’ in Ucraina”.
Ma quella parola perde ogni significato quando non può essere pronunciata per Gaza, scrive ancora O’Toole. “Ciò che viene abbattuto in questa distruzione dei princìpi è qualsiasi senso di credibilità dei politici democratici. Quando i cittadini vedono i loro leader accendere e spegnere l’indignazione e facilitare le atrocità che hanno recentemente condannato, diventano più cinici. E il cinismo corrode la democrazia”. L’invasione dell’Iraq nel 2003 non è stata solo disastrosa per gli iracheni, ha avvelenato la fiducia da cui dipende la democrazia. “L’attacco all’Iran, combinato con il massacro a Gaza, sarà altrettanto tossico”, conclude O’Toole. “Sempre più elettori eserciteranno la loro ‘opzione Sansone’: farci crollare addosso tutta questa dannata faccenda”. ◆
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Questo articolo è uscito sul numero 1620 di Internazionale, a pagina 20. Compra questo numero | Abbonati