Ei fu. Siccome immobile… C’è qualcosa di straniante nella fine di Bonaparte. Immaginare quest’uomo ancora giovane, che dopo aver visto passare davanti agli occhi la storia si trova confinato nella foresta di un’isola subtropicale. Avrebbe dovuto dettare le sue memorie al fido Las Cases, ma anche questa spinta venne meno nell’uomo del destino, che diceva di poter perdere una battaglia, ma non un minuto di tempo. Sembra che facesse lunghi bagni nella vasca l’imperatore e forse tra i vapori veniva visitato dalla visione delle cariche di ussari e ulani. Il frastuono della storia che andava a morire nella sonnolenza. Non si può immaginare nulla di più effimero di tutta questa gloria che va a spegnersi nell’acqua calda. Cosa ne restava? Queste domande assalivano anche il mio amico fraterno Maurizio Berselli, “Marleo”, Nutless, come ci chiamavamo fra noi, campione mondiale di modellismo, mentre riportava tutto Napoleone in un bottone. L’epopea ridotta nella miniatura di un soldatino di piombo. Dipingere nel dettaglio il viso di Cambronne a Waterloo, nel pronunciamento della parola che lo consegna alla storia: “Merde!”. Per vedere meglio in quel bottone Marleo usava una lente d’ingrandimento, strumento che ci dà la misura dei destini umani anche quando si pongono a conquistatori del mondo al prezzo di milioni di morti. Sant’Elena, piccola isola.

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Questo articolo è uscito sul numero 1613 di Internazionale, a pagina 16. Compra questo numero | Abbonati