Nonostante un ex presidente, Jair Bolsonaro, sia sotto processo con l’accusa di tentato colpo di stato e un presidente in carica, Luiz Inácio Lula da Silva, sia alle prese con la peggiore crisi di popolarità dei suoi tre mandati, nelle ultime settimane molti brasiliani si sono occupati di un argomento molto lontano dalla politica. Sui social media, nelle telenovelas e nelle aule dei parlamenti le bambole iperrealistiche hanno catturato l’attenzione del paese.
I parlamentari di vari stati brasiliani hanno presentato in totale una trentina di disegni di legge su queste bambole, note con il nome inglese di reborn. In alcuni casi l’obiettivo delle proposte è vietare la richiesta di servizi della sanità pubblica per le bambole, o impedire ai collezionisti di usarle per evitare di fare la fila negli uffici pubblici.
I video di persone che fanno il bagnetto alle bambole, le mettono a letto delicatamente o le portano in giro con il passeggino hanno invaso i social network. Spesso sono accompagnati da commenti critici o da prese in giro, come una canzone rap satirica che incoraggia a prendere a calci le bambole reborn per la strada.
Il 6 giugno la situazione è degenerata, quando un uomo ha schiaffeggiato un bambino di quattro mesi sulla testa dicendo di averlo scambiato per una bambola. L’uomo è stato scarcerato su cauzione e il bambino sta bene.
“Non riesco a ricordare un’altra vicenda che in così poco tempo abbia prodotto un numero simile di proposte di legge a tutti i livelli del governo”, afferma Isabela Kalil, politologa e antropologa dell’università Fespsp, a São Paulo.
Tuttavia a un’analisi più attenta emerge che i disegni di legge sulle bambole presentati finora si propongono di vietare cose che in realtà non sono mai successe. Infatti è stato confermato un solo caso di qualcuno che abbia portato una bambola in un ospedale pubblico, e sembra che fosse una donna affetta da disturbi psichiatrici.
Secondo alcuni osservatori il dibattito è strumentalizzato dai politici di destra. Il sito di notizie Uol riferisce che tutte le proposte di legge presentate a maggio sulle bambole reborn sono state firmate da parlamentari della destra o dell’estrema destra.
“Se un tema attira l’attenzione della popolazione, questi politici propongono una legge anche se basata su nulla”, dice Kalil, che coordina un gruppo di ricerca sull’estrema destra in Brasile.
La studiosa sottolinea inoltre le date del fenomeno, esploso proprio mentre si celebrava il processo contro l’ex presidente Jair Bolsonaro, leader dell’estrema destra brasiliana accusato di aver organizzato un colpo di stato per restare al potere dopo la vittoria di Lula alle elezioni presidenziali del 2022. Una recente sentenza del tribunale elettorale ha stabilito il divieto per Bolsonaro di candidarsi alle elezioni del prossimo anno.
“È una manovra che serve a distogliere l’attenzione dei brasiliani ora che la destra è in crisi per il processo a Bolsonaro e non sa ancora chi prenderà il suo posto”, dice Kalil. Tuttavia, anche se è la destra a sfruttare la polemica, le critiche e le prese in giro sui social media sono arrivate da ogni schieramento politico, compresa la sinistra.
Esplosione di aggressività
Le vittime sono soprattutto le donne (che sono la maggioranza dei collezionisti), i produttori delle bambole e i creatori di contenuti online.
“Ricevo minacce di morte continue sui social network”, racconta l’artista e collezionista Larissa Vedolin, 25 anni, che in rete usa lo pseudonimo Emily Reborn. “Mi arrivano messaggi da profili anonimi con frasi come ‘non vedo l’ora di procurarmi una pistola e trovarti per strada’”.
La comunità delle bambole reborn sta cercando di capire le cause di questa improvvisa esplosione di aggressività nei confronti di un genere di collezionismo che in Brasile esiste almeno dall’inizio degli anni duemila. Al momento c’è consenso sul fatto che l’ondata di attacchi sia partita da un video pubblicato su TikTok da una collezionista. Nel filmato la donna racconta di essere stata chiamata “pazza” perché aveva portato la sua bambola in un centro commerciale.
Un altro video virale mostra una bambola che riceve delle cure in ospedale. Giorni dopo, la collezionista ha spiegato che si trattava di un gioco di ruolo, ma il video è stato preso per vero da tutte le persone che lo hanno diffuso sui social media.
L’artista e collezionista Bianca Miranda, 27 anni, racconta che nei quattordici anni trascorsi nella comunità reborn non ha mai incontrato una singola persona che tratti le bambole come se fossero bambini in carne e ossa: “Ho sempre saputo che erano bambole e le ho sempre trattate da bambole. Oggi capisco meglio anche la quantità di amore e lavoro che serve per crearne una”.
Per produrre una bambola reborn, il cui prezzo varia dai 170 ai 1.700 euro, possono volerci settimane, a seconda della complessità del prodotto. Per esempio il costo e il tempo cambiano molto se i capelli sono dipinti o impiantati ciocca per ciocca.
Passione in comune
“Sui social media l’utente medio vuole solo trovare qualcosa contro cui urlare”, spiega lo youtuber Chico Barney, che ha partecipato e filmato un raduno di collezionisti a São Paulo per il suo documentario Bebês reborn não choram, le bambole reborn non piangono. “Siamo andati lì senza pregiudizi, per capire cosa fanno le persone in queste occasioni. E sono rimasto sorpreso nel notare che tutto era poco eccentrico. Ho trovato solo un gruppo di persone che si scambiavano idee su una passione comune”, racconta Barney.
Secondo l’antropologa Kalil le donne sono trattate come persone con delle patologie, perché s’insinua che avere una bambola iperrealistica sia un segno di squilibrio mentale. “Gli uomini possono collezionare figurine e giocare ai videogiochi senza che nessuno abbia da ridire, mentre alle donne non è concesso il lusso del divertimento”, dice.
Secondo Vedolin le bambole “non sono giocattoli, ma opere d’arte”. Oggi gli artisti subiscono aggressioni a cui non erano abituati: “Alcuni hanno paura di connettersi e trovare una valanga di insulti accanto ai loro video. Le persone cercano solo qualcosa da poter odiare”. ◆ as
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Questo articolo è uscito sul numero 1620 di Internazionale, a pagina 36. Compra questo numero | Abbonati