In Nero Amat Levin ci parla dell’Africa subsahariana, con piccole incursioni anche a est, e di tutte quelle storie che dovrebbero stare nei libri di scuola. Ogni cosa è analizzata con lenti di empowerment. Levin vuole dire al mondo che l’Africa ha una storia complessa, multiforme e soprattutto antica. Infatti prima dell’arrivo degli europei il continente era molte cose. E anche dopo la sua storia non può essere liquidata come un mero rapporto di sottomissione. Storici pigri, razzisti, tutt’uno con il pensiero coloniale, hanno negato all’Africa l’antichità, la complessità. Seguendo i passi dell’antico regno di Mapungubwe, attraversando le steli di Aksum o abbracciando le chiese di Lalibela se ne comprende il fulgore. Sono elencati personaggi incredibili. La storia della regina Nzinga, il flagello dei portoghesi, che ha combattuto per se stessa e il suo popolo. O la storia del primo ambasciatore nero in Europa, Manuel Ne Vunda, sepolto nella basilica di Santa Maria Maggiore, a Roma. Ci sono molti re e regine in questo libro, ma anche samurai, ambasciatori, musicisti, voca­list, attivisti. Come tutti i libri che raccontano molte storie Nero forse lascia un po’ inappagati, vorremmo sapere di più di ciascuna vicenda. Ma il libro è fatto proprio per alimentare la curiosità. Per spingere alla ricerca.

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Questo articolo è uscito sul numero 1612 di Internazionale, a pagina 80. Compra questo numero | Abbonati