Il 13 giugno l’Iran ha definito una “dichiarazione di guerra” i massicci attacchi israeliani in territorio iraniano, mentre il presidente statunitense Donald Trump ha minacciato raid “ancora più brutali” se Teheran non firmerà un accordo sul suo programma nucleare.

Sono rimasti uccisi i più alti ufficiali iraniani, tra cui il capo di stato maggiore delle forze armate Mohammad Bagheri e il comandante dei Guardiani della rivoluzione Hossein Salami. È morto anche Ali Hajizadeh, il capo della forza aerospaziale dei Guardiani della rivoluzione, l’esercito ideologico della repubblica islamica.

Tra le vittime ci sono anche sei scienziati del programma nucleare iraniano, mentre uno dei principali consiglieri della guida suprema Ali Khamenei è rimasto ferito.

Mentre in tutto il mondo si moltiplicano gli appelli alla distensione, a metà giornata ci sono state nuove esplosioni in Iran. I mezzi d’informazione locali hanno riferito di un nuovo bombardamento contro il sito nucleare di Natanz (centro) e di un incendio all’aeroporto di Tabriz (nordovest).

Gli attacchi arrivano in un momento in cui stanno aumentando le pressioni sull’Iran riguardo al suo programma nucleare. I paesi occidentali sospettano da anni che Teheran voglia dotarsi delle armi nucleari, mentre Teheran sostiene che il suo programma nucleare non abbia scopi militari ma civili.

“Morte a Israele, morte all’America!”, hanno gridato la mattina del 13 giugno i manifestanti scesi in piazza nel centro della capitale Teheran.

L’offensiva israeliana, cominciata nella notte, ha preso di mira siti militari e nucleari in varie regioni iraniane.

Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha avvertito che durerà “vari giorni”.

L’esercito israeliano ha affermato che nella prima ondata “circa duecento aerei hanno colpito un centinaio di obiettivi in tutto il paese”.

Il sito di Natanz è stato colpito “più volte”, secondo la tv di stato iraniana.

L’Organizzazione dell’energia atomica dell’Iran ha riferito che la maggior parte dei danni si è verificata “in superficie”, mentre l’esercito israeliano sostiene di aver colpito anche la parte sotterranea della struttura.

“I siti nucleari non devono mai essere attaccati”, ha denunciato l’Agenzia internazionale per l’energia atomica (Aiea), aggiungendo che “non è stato rilevato un aumento della radioattività”.

Il ministero degli esteri iraniano ha definito gli attacchi una “dichiarazione di guerra” e ha invitato il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite a reagire.

“I nostri nemici si pentiranno di questi attacchi”, ha dichiarato il presidente iraniano Masoud Pezeshkian.

Le forze armate iraniane hanno avvertito che la risposta “non avrà limiti”, mentre Khamenei ha promesso a Israele un “destino doloroso”.

L’esercito israeliano ha riferito di “circa centro droni” lanciati dall’Iran verso il territorio israeliano e a metà giornata un funzionario militare ha riferito che la difesa aerea stava continuando a intercettarli.

Trump, il cui paese sta partecipando a dei colloqui nucleari con Teheran, ha esortato le autorità iraniane a “concludere un accordo prima che non resti più nulla”.

Il presidente statunitense ha avvertito sul suo social network Truth Social che i “prossimi attacchi saranno ancora più brutali”, aggiungendo però che “è ancora possibile fermare questo massacro”.

Mentre vari paesi della regione, tra cui l’Arabia Saudita e la Turchia, hanno subito denunciato l’attacco israeliano, la maggior parte dei leader stranieri, seguendo l’esempio delle Nazioni Unite, si è limitata a lanciare un appello alla distensione.

Le compagnie aeree del Golfo hanno cancellato molti voli da e per Iraq, Giordania, Libano, Iran e Siria. La compagnia francese Air France ha invece sospeso i voli tra Parigi e Tel Aviv.