L’11 giugno gli Stati Uniti hanno annunciato di aver ritirato una parte del loro personale in Medio Oriente dopo che Teheran ha minacciato di colpire le loro basi militari in risposta a un’eventuale attacco di Washington. I due paesi sono ai ferri corti sul programma nucleare iraniano.
“Se saremo aggrediti, l’altra parte subirà sicuramente più perdite di noi”, ha dichiarato il ministro della difesa iraniano Aziz Nasirzadeh.
“Le basi degli Stati Uniti sono alla nostra portata e i militari statunitensi dovranno lasciare la regione”, ha aggiunto.
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Cosa succede in Medio Oriente. A cura di Francesca Gnetti. Ogni mercoledì.
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Gli Stati Uniti hanno molte basi militari in Medio Oriente, la più importante delle quali in Qatar.
La sera dell’11 giugno il presidente statunitense Donald Trump ha confermato il trasferimento di una parte del personale presente nella regione “perché presto potrebbe diventare un posto pericoloso”.
In precedenza alcuni funzionari statunitensi avevano riferito che era cominciato il trasferimento di una parte del personale dell’ambasciata degli Stati Uniti a Baghdad, in Iraq.
L’Iran e gli Stati Uniti hanno partecipato a partire da aprile a cinque cicli di negoziati sul programma nucleare iraniano, con la mediazione dell’Oman.
Il 12 giugno l’Oman ha affermato che un sesto ciclo è previsto il 15 giugno nella capitale omanita Mascat.
Disaccordo sull’arricchimento dell’uranio
“Sono molto meno ottimista di prima riguardo alla possibilità di raggiungere un accordo con l’Iran”, ha dichiarato Trump in un podcast del New York Post, registrato il 9 giugno e trasmesso l’11.
Il presidente statunitense ha più volte minacciato un attacco militare contro l’Iran in caso di fallimento della diplomazia.
I negoziati puntano ad arrivare a un accordo che dovrebbe impedire all’Iran di dotarsi delle armi nucleari, un obiettivo che Teheran ha sempre smentito, in cambio della revoca delle sanzioni economiche.
Il disaccordo principale è sulla questione dell’arricchimento dell’uranio. Gli Stati Uniti vorrebbero che l’Iran ci rinunciasse completamente, mentre Teheran sostiene di averne diritto in base al Trattato di non proliferazione nucleare (Tnp), di cui è firmatario.
Intanto, il 12 giugno l’Agenzia internazionale per l’energia atomica (Aiea) ha adottato una risoluzione che condanna l’Iran per il “mancato rispetto” dei suoi obblighi nucleari.
I paesi occidentali sospettano da anni che Teheran voglia dotarsi delle armi nucleari. L’Iran sostiene invece che il suo programma nucleare non abbia scopi militari ma civili, in particolare nel settore dell’energia.
Nel 2018, durante il primo mandato di Trump, gli Stati Uniti si erano ritirati unilateralmente dall’accordo internazionale sul programma nucleare iraniano, firmato tre anni prima all’epoca della presidenza di Barack Obama, che offriva all’Iran un alleggerimento delle sanzioni in cambio di limitazioni alle sue ambizioni nucleari.
L’accordo era stato firmato anche da Russia, Cina, Francia, Germania e Regno Unito.
In un gesto di ritorsione dopo il ritiro degli Stati Uniti, Teheran aveva rinnegato i suoi impegni e rilanciato il suo programma nucleare.