La Gaza humanitarian foundation (Ghf), una fondazione sostenuta da Israele e Stati Uniti, ha sospeso per ventiquattr’ore la distribuzione degli aiuti umanitari nella Striscia di Gaza dopo le violenze degli ultimi giorni, che hanno causato decine di morti.

La Ghf ha avviato le sue operazioni poco più di una settimana fa, ma la distribuzione degli aiuti è stata accompagnata da scene di caos, con i soldati israeliani che hanno più volte aperto il fuoco contro la folla.

“I nostri centri resteranno chiusi il 4 giugno per dei lavori di ristrutturazione, riorganizzazione e miglioramento dell’efficienza”, ha dichiarato la fondazione, precisando che le operazioni riprenderanno il 5 giugno.

Il 3 giugno ventisette persone erano state uccise dall’esercito israeliano vicino a un centro per la distribuzione degli aiuti umanitari nel sud della Striscia di Gaza.

“All’alba del 3 giugno almeno 27 persone sono morte e decine sono rimaste ferite quando le forze d’occupazione israeliane hanno aperto il fuoco con carri armati e droni contro migliaia di civili che si erano radunati presso la rotonda di Al Alam, nella regione di Al Mawasi, a nordovest di Rafah”, aveva dichiarato all’Afp il portavoce della difesa civile palestinese Mahmoud Bassal.

L’esercito israeliano aveva invece affermato di aver aperto il fuoco contro “alcune persone sospette” dopo che erano stati ignorati dei colpi d’avvertimento, annunciando comunque un’inchiesta “per fare piena luce sull’episodio”.

La Casa Bianca ha dichiarato di voler “verificare l’autenticità delle notizie circolate”.

Rompere il silenzio su Gaza
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Il segretario generale delle Nazioni Unite António Guterres ha contestato le azioni dell’esercito israeliano, definendo “inconcepibile” la perdita di vite umane durante la distribuzione degli aiuti, due giorni dopo un episodio simile nello stesso posto, con 31 morti. L’Alto commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani, Volker Türk, ha invece denunciato dei “crimini di guerra”.

Le Nazioni Unite e le ong umanitarie rifiutano di collaborare con la Ghf, accusata di essere al servizio d’Israele.

Il 4 giugno il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite voterà una bozza di risoluzione che chiede una tregua e il pieno accesso agli aiuti umanitari a Gaza. Il testo, però, sarà probabilmente bloccato dal veto degli Stati Uniti, nonostante la crescente pressione internazionale su Israele per mettere fine alla guerra.

Intanto, un veliero della Freedom flotilla coalition (Ffc), con a bordo l’attivista svedese Greta Thunberg, è partito il 1 giugno dall’Italia per portare aiuti umanitari alla Striscia di Gaza.

“La marina militare è mobilitata giorno e notte per proteggere lo spazio marittimo e i confini d’Israele”, ha avvertito il 3 giugno Effie Defrin, un portavoce dell’esercito israeliano.