Nel circolo culturale all’interno dello stadio del Club Atlético Platense a Buenos Aires il sabato pomeriggio decine di persone provano i passi del tango ballando da sole. Viste da fuori, sembrano danzare con gli assenti. Il club è stato fondato nel 1905 da un gruppo di figli d’immigrati con i soldi vinti grazie a una soffiata all’ippodromo. Un giornalista diede loro il nome di Calamares per via del fango che gli tingeva la maglia, e questa ebbe da allora i colori sociali bianco e marrone. Il marrone bisogna saperlo portare, figura solo nel tinello di Paolo Conte e sulla maglia del St. Pauli di Amburgo. Il più noto hincha (tifoso) dell’Atlético Platense è stato Roberto “El Polaco” Goyeneche, il leggendario cantante di tango immortalato nella pellicola Sur di Fernando Solanas. Quest’anno, per la prima volta in centoventi anni, l’ equipo dalla camiseta marrón ha vinto il campionato di calcio argentino. Un miracolo attribuito anche al tifo ultraterreno del Polaco, al cui cancello di casa era stato attaccato un cartoncino con scritto ayudanos (aiutaci). Questa storia mi ricorda quello che mi disse il mio amico Marco Cervetti a proposito del fatto che il qi, l’energia, ci sale dai piedi. Che sia tango o campo di pallone, piedi per terra e sguardo al cielo, alla croce del sur, quella che vide l’Ulisse che andò oltre il ritorno. Forse sulle note di Sur di Aníbal Troilo.

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Questo articolo è uscito sul numero 1618 di Internazionale, a pagina 16. Compra questo numero | Abbonati