“Uno scapolo con un’ampia fortuna; quattro o cinquemila l’anno. Che bella cosa per le nostre ragazze!”. In Orgoglio e pregiudizio Jane Austen non doveva spiegare ai lettori dell’ottocento cosa significavano le “quattro o cinquemila l’anno” del signor Bingley o perché la cosa elettrizzava la signora Bennet. Era chiaro: il signor Bingley era un ereditiere. E il modo più sicuro per diventare ricchi non era lavorare duro, ma sposare la persona giusta.

Facciamo un salto nel tempo, ed ecco che oggi i paesi ricchi sono tornati a somigliare al mondo di Jane Austen. L’eredità è tornata al centro della scena e in modi che rischiano di capovolgere la nostra società e la nostra economia. Gli istituti nazionali di statistica pubblicano pochi dati sulle eredità, così l’Economist ha analizzato in vari paesi il cosiddetto “flusso di ricchezza” annuale, cioè il valore di ciò che passa agli eredi in forma di opere d’arte, soldi, proprietà e altro ancora. In alcuni paesi nel novecento le eredità equivalevano al 20 per cento del pil, perché i ricchi passavano importanti pacchetti azionari e proprietà. Poi nel corso del secolo il valore delle eredità è calato, ma di recente è risalito: alla fine degli anni dieci del nuovo millennio le eredità valevano il 10 per cento del pil; quest’anno le élite globali erediteranno seimila miliardi di dollari (5.200 miliardi di euro).

In molti paesi sta crescendo anche la quota di ricchezza che proviene dall’eredità. La banca Ubs ha suggerito che nel 2023 le persone diventate miliardarie grazie a un’eredità sono state 53, un numero non troppo lontano da quelle che hanno raggiunto lo stesso obiettivo lavorando: 84. In Francia il rapporto tra le eredità e il pil è raddoppiato rispetto agli anni sessanta, in Germania è quasi triplicato dagli anni settanta. Nel Regno Unito, in relazione ai guadagni, le eredità contano più del doppio per la generazione nata negli anni ottanta rispetto a quella precedente. In Italia oggi le eredità sono pari a più del 15 per cento del pil. Probabilmente basterebbe questo per convincere una moderna signora Bennet a spedire le sue figlie a qualche festa nei palazzi romani. Solo l’Irlanda sembra resistere allo strapotere delle eredità: lì le successioni sono modeste e non sono aumentate troppo negli ultimi anni. Negli Stati Uniti ogni cento dollari di stipendi pagati all’anno dai datori di lavoro ne corrispondono venti lasciati dalle persone morte. Ma, per quanto impressionanti, queste cifre sottostimano il fenomeno: molti paesi stanno infatti diventando delle “ereditocrazie”.

Calo di natalità

Negli ultimi tempi la grandezza media delle famiglie è diminuita nettamente e di conseguenza le eredità sono suddivise tra meno persone. Secondo una stima dell’Economist, in Inghilterra il calo di natalità registrato negli ultimi decenni ha fatto aumentare l’eredità media di circa sessantamila sterline (71mila euro), cioè del 24 per cento. Avere fratelli e sorelle può essere bello, ma ha il suo prezzo. La riduzione delle tasse di successione, inoltre, aumenta la quota di eredità che resta in possesso di chi la riceve. Agli inizi del novecento le somme generate dalle imposte di successione rappresentavano una buona quota delle entrate fiscali negli Stati Uniti e nel Regno Unito. Ma nell’ultima parte del secolo scorso i politici hanno preso di mira le tasse. Alcuni sono stati influenzati dai gruppi di pressione, altri temevano che, in un mondo globalizzato, le tasse avrebbero spinto i più ricchi ad andare a vivere da un’altra parte. Oggi nei paesi sviluppati le imposte di successione rappresentano meno dell’1 per cento delle entrate pubbliche. Diversi paesi, tra cui Australia, Canada, India, Norvegia e Russia, le hanno abolite. Tra il 1976 e il 2000 negli Stati Uniti più di venti stati hanno eliminato le imposte sui trasferimenti di ricchezza. Anche nella cultura popolare ci sono segnali dell’importanza crescente delle eredità. La serie tv Succession racconta le liti di tre fratelli che vogliono mettere le mani sull’impero economico del padre. Il film segue le vicende di una donna che sposa il rampollo di una dinastia di Singapore. Anche alcuni romanzi affrontano la questione di cosa succede alle persone che ereditano grandi somme di denaro: da Il nido di Cynthia D’Aprix Sweeney a Capitale di John Lanchester. Nel libro di Lanchester, la protagonista eredita una casa a Londra. “Il bilancio era troppo semplice e troppo deprimente. Sua madre era ormai nella colonna delle Uscite. In quella delle Entrate, un’enorme quantità di contante”. L’ascesa dell’ereditocrazia dipende da tre fattori: l’aumento della ricchezza, i cambiamenti demografici e il rallentamento della crescita economica. Dopo le due guerre mondiali il valore dei patrimoni in rapporto al reddito nazionale crollò. In Europa molti edifici erano in macerie, l’inflazione aveva eroso il valore del denaro e dei titoli di stato. I politici maturarono allora una certa propensione per le imposte patrimoniali e le nazionalizzazioni. Molte famiglie ricche, tra cui i Vanderbilt, persero le loro fortune.

Simon Upton, Trunk archive

Da allora soprattutto gli immobili sono diventati più preziosi, in parte a causa di politiche urbanistiche restrittive che limitano le nuove costruzioni. Il valore complessivo degli edifici posseduti dai britannici è passato da poco più di mille miliardi di sterline (il 130 per cento del pil) negli anni novanta a poco meno di settemila miliardi di sterline (il 270 per cento del pil) degli ultimi anni. Le tasse patrimoniali, invece, non sono benviste, mentre i mercati azionari hanno registrato incassi record finché l’inflazione è rimasta bassa. Grazie alle figure come i gestori patrimoniali e ai fondi indicizzati, i ricchi oggi sanno come evitare la sorte dei Vanderbilt.

Il secondo fattore è la demografia. I baby boomer (le persone nate tra il 1946 e il 1964, un periodo di forte aumento demografico noto come baby boom) hanno assorbito ricchezza, perché sono cresciuti proprio quando i prezzi delle case e i mercati azionari hanno cominciato la loro ascesa vertiginosa. I tedeschi con più di 65 anni, che costituiscono un quinto della popolazione, possiedono un terzo della ricchezza del paese. I loro coetanei statunitensi, a loro volta un quinto della popolazione, possiedono metà della ricchezza netta, cioè 82mila miliardi di dollari. Ora i baby boomer cominciano a morire e stanno lasciando grandi patrimoni.

Il terzo fattore è la crescita economica. Nel 2014 Thomas Piketty, della Paris school of economics, e Gabriel Zucman, all’epoca docente della London school of economics, hanno dimostrato che i paesi con una crescita più lenta accumulano più ricchezza in relazione al reddito nazionale. Le persone accumulano risparmi a un ritmo piuttosto costante, mentre il pil cresce meno rapidamente.

Negli ultimi anni, a causa del calo demografico e della produttività, nei paesi ricchi la crescita del pil ha subìto una netta battuta d’arresto. I paesi con una crescita più rapida, come gli Stati Uniti e l’Irlanda, sembrano essere meno soggetti all’ereditocrazia rispetto a quelli più lenti, come la Germania e l’Italia.

Il costo della successione
Rapporto tra le entrate delle tasse di successione e le entrate totali di uno stato, % (fonte: the economist)

L’aumento delle eredità potrebbe, a sua volta, frenare la crescita economica. Proprio come all’epoca di Honoré de Balzac, il modo migliore per arricchirsi non è più lavorare sodo, ma sposarsi bene. “Dovrai patire dieci anni di miseria… e lavare il pavimento del tribunale con la lingua”, afferma un personaggio di Papà Goriot, facendo notare a un altro come solo un idiota preferirebbe uno stipendio a un’eredità. Nella Francia del ventunesimo secolo ancora una volta i redditi dell’1 per cento degli ereditieri più ricchi superano quelli dell’1 per cento dei lavoratori più ricchi. Le conseguenze economiche potrebbero essere rilevanti. Se le persone si concentrano sulla scelta del partner piuttosto che sulla creazione di una nuova azienda, l’innovazione sarà la prima a risentirne. Già oggi in tutto il mondo sviluppato si assiste a un persistente declino imprenditoriale.

È probabile che l’aumento delle eredità abbia effetti sociali ancora più ampi. Aumenta infatti il divario tra chi sta in alto e chi sta in basso. I dati della Federal reserve (Fed, la banca centrale degli Stati Uniti) suggeriscono che lo statunitense medio nella fascia del 5 per cento dei redditi più alti ha ricevuto più di cinquantamila dollari in eredità, rispetto ai circa cinquemila dollari di una persona nella fascia media. Hero Ashman, dell’università della California a Berkeley e Seth Neumuller del Wellesley college, negli Stati Uniti, stimano che i trasferimenti di ricchezza intergenerazionali spiegano un quarto del divario di ricchezza tra statunitensi neri e bianchi.

Dove crescono gli ereditieri
Rapporto tra il valore dei patrimoni ereditati e il pil, selezione di paesi, % (fonte: the economist)

Il mercato immobiliare

L’aumento delle eredità creerà particolari disuguaglianze nel mercato immobiliare. Una ricerca condotta negli Stati Uniti da Legal & General, un’azienda di servizi finanziari, suggerisce che se la “banca di mamma e papà” fosse una vera banca sarebbe tra i dieci maggiori istituti di credito per i mutui. Il generoso contributo dei parenti, a sua volta, fa aumentare il tasso di proprietà immobiliari tra i giovani, forse perfino di un terzo o più, secondo uno studio di Eirik Eylands Brandsaas, della Fed. Chi non ha benefattori è tagliato fuori. Questi dati hanno un impatto decisivo sui matrimoni. Il consiglio è chiaro: vi conviene trovare un moderno signor Bingley con “quattro o cinquemila all’anno” piuttosto che una persona intelligente o gran lavoratrice. Prendiamo due millennial (nati tra l’inizio degli anni ottanta e la metà degli anni novanta) di fantasia: “Isabel con eredità” e “Nancy senza famiglia alle spalle”, entrambe residenti a Londra e con stipendi superiori a quelli del 90 per cento degli abitanti della città (centomila sterline).

Entrambe potrebbero pensare di comprare una casa più costosa del 90 per cento delle abitazioni sul mercato della capitale britannica. Ma una casa in quella fascia vale circa 1,2 milioni di sterline. A Isabel i genitori hanno regalato una casa del genere, mentre Nancy non ha la stessa fortuna. Pur lavorando sodo e mettendo da parte metà del suo stipendio netto, forse non sarà mai in grado di estinguere il mutuo di una casa così costosa. Chi preferireste sposare?

Ritorno al passato

Sviluppi simili stanno già sconvolgendo “il mercato matrimoniale”. Nelle aree più ricche degli Stati Uniti le persone tra i venti e i trent’anni parlano apertamente della necessità di sposare persone ricche. Gli economisti discutono del fenomeno dell’“accoppiamento selettivo”. Etienne Pasteau, ex ricercatore della Paris school of economics, e Junyi Zhu, della Bundes­bank (la banca centrale tedesca) stimano c­he l’eredità influenzi le scelte matrimoniali tedesche due volte e mezzo di più del reddito da lavoro. Da un altro studio condotto in Danimarca emerge che nel tempo l’eredità sta diventando sempre più importante nello spiegare chi si sceglie di sposare.

La crescita delle eredità è destinata a continuare. Secondo i calcoli dell’Economist, le morti dei baby boomer aumenteranno fino al 2036, quando negli Stati Uniti ne moriranno 1,5 milioni. Probabilmente aumenterà anche il valore delle case e delle azioni, e così ci saranno patrimoni ancora maggiori da passare agli eredi. In un mondo di tassi d’interesse più alti, chi eredita e mette i soldi in banca o compra titoli di stato può cavarsela piuttosto bene semplicemente con una rendita. E intanto i governi continuano a tagliare, invece di aumentare, le tasse di successione. Nei prossimi anni potremmo assistere all’ascesa di una classe di ereditieri ancora più longeva delle élite dei tempi di Jane Austen. Che bella cosa, per qualcuno. ◆ nv

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Questo articolo è uscito sul numero 1620 di Internazionale, a pagina 64. Compra questo numero | Abbonati