◆ L’Ultima tentazione è il più bel libro che ho mai letto sulla figura umana del Cristo. Lo scrittore greco Nikos Kazantzakis immagina Yeshu’a, il figlio del falegname, giungere al finale adempimento della croce al termine di un cammino che egli stesso fatica a comprendere. I discepoli lo hanno abbandonato, la fine è miserabile, il silenzio del Padre opprimente, incurante come la natura. Yeshu’a, in agonia, perde i sensi e in quel momento comincia un sogno crudelmente veritiero. Un angelo custode lo depone dalla croce, il supplizio si rivela una messinscena, è libero finalmente di vivere. L’ultima tentazione di Cristo è quella di essere uomo, vivere come un essere umano, sposarsi, avere figli, invecchiare. Infine un giorno gli si presentano gli apostoli, vecchi e reietti, che lo accusano di averli traditi. Lui vorrebbe difendere la sua onesta vita, i piccoli interessi che l’hanno governata, ma poi cede, tenta di assolversi, tenta di riprendersi il suo posto e piano piano si risveglia ed è di nuovo sulla croce. A quel punto riconosce che è lì che doveva essere affinché tutto potesse compiersi. Forse anche noi viviamo nella tentazione di dimenticare che, come ogni povero Cristo, dobbiamo rispondere del nostro compito a noi stessi, ed è questa la nostra croce e, laicamente, la nostra possibilità di redenzione. Parola di Kazantzakis.
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Questo articolo è uscito sul numero 1610 di Internazionale, a pagina 14. Compra questo numero | Abbonati