Il governo statunitense torna in funzione dopo quaranta giorni di paralisi per effetto di una procedura di bilancio che, in un senato spaccato in due, consente ai democratici di bloccare le scelte dei repubblicani sui conti pubblici. Lo scontro è stato sui sussidi alla sanità: alcuni senatori dell’opposizione hanno tolto il veto a fronte della promessa della maggioranza di ripristinare aiuti ai più poveri.

Sembra la sintesi della crisi delle democrazie liberali: solo un accordo trasversale sull’aumento della spesa sociale evita che la polarizzazione blocchi lo stato. In Francia il secondo Lecornu si è salvato grazie al congelamento di un piccolo aumento dell’età pensionabile già prevista. In Italia il governo Meloni giustifica una manovra di austerità che aumenta la pressione fiscale al 42,8 per cento con qualche beneficio al ceto medio e con un aumento del fondo sanitario nazionale previsto da 136,5 miliardi a 144,8 nel 2028 (6,5 per cento del pil, molto sotto l’obiettivo del 7).

Il problema è che la demografia spinge a un inevitabile aumento delle spese per l’assistenza (a carico dello stato o delle famiglie), la crescita economica in Europa rimane asfittica senza spinte tecnologiche e, a breve, senza più le misure straordinarie post pandemia. Per ipotesi redistributive drastiche – patrimoniali, tasse sui miliardari – non c’è consenso. ◆

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Questo articolo è uscito sul numero 1640 di Internazionale, a pagina 100. Compra questo numero | Abbonati