Si avvicina dicembre e mi sale l’ansia: da qualche anno non riesco più a tollerare il Natale in famiglia. È tutto un teatro di ipocrisie e ruoli forzati. Sono io l’asociale o è legittimo disertare le feste? –Sandra

Il mio rapporto con il Natale è cambiato molto negli anni: da bambino lo aspettavo tutto l’anno e mi sembrava una grande magia. Poi da adolescente sono passato al disincanto e lo subivo come un ingorgo di pranzi e cene da cui liberarmi il prima possibile. Però quando sono andato via di casa, e soprattutto dall’Italia, il Natale è diventato un momento in cui io, i miei fratelli e i miei genitori ci ritrovavamo alla stessa tavola, e me lo godevo molto. Con la nascita dei figli, poi, il Natale è tornato a profumare di magia, ed è stato bellissimo ricreare quel clima incantato per i miei bambini. Quando mi sono separato dal mio compagno e mi sono messo con un’altra persona, le feste si sono trasformate in un labirinto di pretese e pressioni per accontentare tutti, e in quella fase anch’io ho cominciato a viverlo con ansia. Ultimamente ci ho rifatto pace, perché ho abbassato le aspettative e lo vivo semplicemente come un momento per stare in famiglia. Ma non nascondo che a volte accarezzo anch’io la fantasia di mollare tutti e farmi le feste in qualche posto lontano. Magari un giorno lo farò. Ti racconto tutto questo per dirti che il rapporto con il Natale può cambiare a seconda delle fasi della vita: se in questo momento lo ritieni asfissiante, sentiti libera di disertare la feste. Ma non chiudere completamente la porta, può essere che tra un po’ ti torni la voglia di festeggiarlo.

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Questo articolo è uscito sul numero 1640 di Internazionale, a pagina 14. Compra questo numero | Abbonati