Durante l’estate lo spread, cioè la differenza di rendimento, tra i titoli di stato francesi e quelli tedeschi a dieci anni è arrivato allo stesso livello dei titoli greci, 80 punti. La Francia è la nuova Grecia? Se l’Europa è quasi implosa per evitare l’uscita di Atene, come si fa a gestire il problema di Parigi? In realtà la Francia somiglia sempre di più non alla Grecia del 2009 – che aveva conti truccati e una crescita dopata dal debito – ma all’Italia dei primi anni duemila: un paese con conti pubblici tutto sommato gestibili, ma con una situazione politica che impediva le riforme necessarie alla crescita del pil e alla sostenibilità del debito. Pur intrappolata in una crisi politica permanente, la Francia sta provando a riportare il deficit dal 5,8 per cento del pil al 4,6 per cento, ma non ci sono i voti in parlamento. I mercati fanno pagare il fatto che in Francia non sembrano esserci coalizioni per le riforme e che nemmeno le elezioni anticipate e le dimissioni di Emmanuel Macron risolverebbero il problema. L’Italia oggi si limita a spendere un po’ di soldi del Pnrr e a evitare sprechi. Grazie a una fase di stabilità politica beneficia della fiducia degli investitori, che preferiscono il debito italiano a quello francese. Ma il nostro spread è ancora superiore a quello francese (90 punti). Quindi non esageriamo con gli entusiasmi. ◆

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Questo articolo è uscito sul numero 1630 di Internazionale, a pagina 100. Compra questo numero | Abbonati