Spelhorst è un vecchio capitano, un marinaio ormai in pensione, senza radici e senza affetti. Ha vissuto in una cripta di solitudine e silenzio per tutta la vita, non possiede caratteristiche distintive e non esprime le sue emozioni neanche per sbaglio. Molte di queste cose cambieranno quando l’uomo s’imbatte per caso in una graziosa marionetta, che luccica sotto le luci di un negozio di giocattoli. La marionetta vive quasi emarginata, appesa in disparte. Ma è la sua luce a colpire Spelhorst. Quando il capitano cerca di acquistarla arriva il difficile. Non può prendere la marionetta da sola, deve acquistare anche un re, un lupo, un ragazzo e un gufo. Un’intera “famiglia” legata dalle parole, poiché i pupazzi fanno parte tutti della stessa storia. Quello che succede dopo è materia di tutte le fiabe più belle. Le marionette, vive per loro natura e animate da personalità distinte, cominciano lentamente a parlarsi e a conoscere le vite degli altri. Dotate delle facoltà meravigliosamente umane dell’immaginazione e del desiderio, sognano oltre la loro stessa essenza. Se non avete mai letto un libro di Kate DiCamillo vi innamorerete della magia della sua scrittura immaginifica.

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Questo articolo è uscito sul numero 1639 di Internazionale, a pagina 83. Compra questo numero | Abbonati