Sono padre di una figlia di dodici anni e ho un problema con l’impegno che mette nelle attività scolastiche: è paurosamente vicino allo zero. I suoi risultati scolastici sono più che buoni ma solo perché la seguo quasi ossessivamente (sono un ex insegnante). Vorrei che facesse da sola ma non c’è nulla da fare. Dove sbaglio e come posso cambiare le cose?–Giacomo

Nel film Forrest Gump la mamma del protagonista, interpretata in modo indimenticabile da Sally Field, diceva: “La vita è come una scatola di cioccolatini, non sai mai cosa ti capita”. E io in quella scatola ci metterei anche i figli: ci sono quelli bravissimi a scuola, ma che lo sono solo perché soffrono d’ansia; ci sono quelli che, anche se li segui ossessivamente, prendono comunque brutti voti; ci sono quelli che non aprono libro e vengono sempre promossi. Puoi ritenerti fortunato che tua figlia almeno risponda al tuo aiuto, e ancora di più è fortunata lei ad averti come padre. Io cercherei intanto di capire se sotto questa svogliatezza c’è qualche disturbo dell’attenzione o dell’apprendimento. Un tempo si marchiavano come pigri o con la testa tra le nuvole alunni che oggi sappiamo avere un modo di imparare diverso. Ma una volta esclusa quella possibilità, credo che tu debba accettare il cioccolatino che ti è capitato. Magari puoi tentare di mollare un po’ la presa e accontentarti di voti meno eccellenti, oppure puoi provare con qualche incentivo bonus per quando studia da sola, ma per adesso mi sembra difficile che tua figlia diventi una che passa le ore sui libri di sua spontanea volontà.
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Questo articolo è uscito sul numero 1639 di Internazionale, a pagina 16. Compra questo numero | Abbonati