Avvertenza. Il linguaggio di questa rubrica è diretto ed esplicito.
Mio figlio è un ragazzo di 14 anni nello spettro autistico. Di recente ho scoperto che ha cercato in rete contenuti sessuali molto specifici. A causa della sua malattia tende a fissarsi eccessivamente sulle cose e sono preoccupata per quello che potrebbe succedere se ignoro questa situazione. Potrebbe influenzare il suo sviluppo sessuale o limitarlo in modi poco sani? Allo stesso tempo non vorrei farlo vergognare o gestire male la questione. Ecco le mie domande: devo affrontare il discorso con lui in maniera diretta, e se sì, come? Cosa si rischia a non affrontarlo? Come posso aiutarlo a creare un rapporto sano con la sessualità, anche se per lui le relazioni e le frequentazioni non sono una priorità? Ogni consiglio è graditissimo.
– Headed Down The Rabbit Hole
“Viviamo in un’epoca in cui i social media informano e spesso definiscono la concezione e l’esperienza che le nuove generazioni hanno di sé e del mondo che le circonda”, dice Elana Himmelfarb, un’esperta di autismo. “La sessualità fa parte dell’identità e il figlio di Hdtrh, come tutti i ragazzi, merita un approccio chiaro, calmo, improntato ai fatti e al sostegno in questa nuova fase del suo sviluppo personale”.
Perciò i consigli che seguono valgono per i genitori di tutti gli adolescenti, Hdtrh, non solo di quelli nello spettro dell’autismo.
“La cosa più importante è creare un clima che permetta di discutere e fare domande senza vergogna, né timore di essere giudicati”, dice Himmelfarb. “Un atteggiamento calmo, delle discussioni programmate e dei momenti educativi e di verifica della situazione creano un’atmosfera che permette agli adolescenti di aprirsi davvero mentre affrontano le questioni dell’identità sessuale, delle preferenze, della scelta e della sicurezza”.
Per creare il clima più favorevole possibile, un genitore deve tenere conto della personalità del figlio.
“Alcuni adolescenti reagiscono bene all’umorismo, altri ai dati di fatto. Alcuni hanno mille domande, altri sono più smarriti”, dice Himmelfarb. “E prima di precipitarsi a fare domande e a fornire informazioni, i genitori devono far capire al figlio – in base al suo carattere – che la sessualità è un tema che si può affrontare tranquillamente, che non gli faranno pressioni né invaderanno la sua privacy, e che non esistono domande stupide”.
A causa della specifica situazione di tuo figlio – è un adolescente, nello spettro dell’autismo, e cerca contenuti sessuali molto specifici – tu hai ovviamente un compito più difficile e più fattori da tenere in considerazione, Hdtrh.
“Il ruolo giocato dall’autismo dipenderà dallo sviluppo neurologico di tuo figlio”, dice Himmelfarb. “È fondamentale capire come il ragazzo regola l’attenzione e come si esprime. È in grado di identificare ed esprimere verbalmente le emozioni e i pensieri? Se ci sono altri problemi di salute mentale – ansia, panico, comportamenti ossessivo-compulsivi, traumi passati, ecc. – occorrerà tenerne conto, per evitare di sovraccaricarlo e scongiurare il rischio di una disregolazione emotiva”.
Quanto ai contenuti sessuali che ha cercato in rete: “C’è un elemento di autoregolazione in queste ricerche?”, chiede Himmelfarb. “Ci sono in gioco esigenze e preferenze sensoriali?”.
Può darsi che tuo figlio, come altri adolescenti, stia cercando in rete contenuti strani o scioccanti per il brivido dello shock (per la sensazione), e non perché quei contenuti lo eccitano sessualmente.
“È importante anche valutare la sua capacità di autodifesa”, aggiunge Himmelfarb. “È capace di dire e accettare dei ‘no’, di mettere dei paletti e di adattarsi se l’altro cambia idea? Se in questi casi ha delle fragilità, ci sarà molto lavoro da fare. Ed è utile associare concetti astratti come quelli di consenso e responsabilità a scenari ed esempi concreti. Gli spezzoni di film sono un ottimo modo per avviare certe conversazioni. Questa scena di Swingers è ottima – parla di cosa non fare quando si chiede a una ragazza di uscire – e benché io non sia una fan di L’amore nello spettro, che ha vari aspetti problematici, guardarlo insieme può essere un ottimo modo per intavolare una discussione”.
Tornando a quei contenuti sessuali “molto specifici”.
“Comprensibilmente, il pensiero di Hdtrh corre subito a quei temi specifici e alla tendenza del figlio a fissarsi sulle cose”, dice Himmelfarb. “Ma è meglio non puntare subito agli ambiti più problematici, finché non si sono stabiliti un vocabolario e un’intesa comuni”.
Invece di tirare in ballo direttamente quello che hai trovato nella sua cronologia delle ricerche in rete, Himmelfarb consiglia di allargare l’inquadratura e fare un discorso che ti aiuti a capire cosa tuo figlio sa già.
“Dovrebbe chiedere al figlio di definire – senza cercarli in rete – alcune espressioni chiave che inevitabilmente entreranno nel discorso: identità sessuale, preferenze sessuali, feticcio, consenso, lgbt+, ecc.”, dice Himmelfarb. “Con il tempo potranno passare a indagare alcuni degli aspetti potenzialmente più preoccupanti – gli interessi ‘molto specifici’ – per poterlo ad aiutare a capirli, verificare se si è trattato di un tentativo poco a fuoco di saziare bisogni che potrebbero essere appagati meglio in altri modi, o se esistono rischi per la sicurezza”.
Tu hai visto i porno che guarda tuo figlio, Hdtrh, e noi no, il che significa che sai meglio di noi se ci sono rischi concreti per la sicurezza. Ma è importante ricordare, da genitore, che c’è una differenza tra gli interessi o le ossessioni sessuali “molto specifiche” che per noi non hanno senso ma sono fondamentalmente innocue (per esempio l’ossessione sessuale per i Pokémon), e quelle davvero allarmanti. Se tuo figlio è fissato con le immagini di donne in cuffia di lattice, Hdtrh, probabilmente puoi tranquillizzarti. Potrebbe bastare una serie di chiacchiere per sottolineare l’importanza dei limiti e del consenso, e per riconoscere l’esistenza dei kink. Se invece è fissato con kink violenti o scenari non consensuali, dovrai fare un intervento più deciso e parlargli con franchezza dei suoi kink e dei rischi (per lui e per gli altri) che comporterebbe metterli in pratica.
Un altro timore espresso da molti genitori, quando scoprono qualcosa che li spinge a credere che i loro ragazzi non diventeranno adulti vanilla, è che i figli faticheranno a trovare dei partner. Se è vero che gli interessi sessuali minoritari possono complicare la ricerca di un partner, è anche vero che non tutte le persone con un kink vogliono metterlo in pratica (alcuni vogliono esplorarlo da soli), e che altre persone kinky finiscono per trovare partner ggg che non solo condividono i loro kink ma sono felici di praticarli insieme. E se c’è un gruppo abbastanza vasto di persone che condivide un determinato kink, proprio grazie a quello il ragazzo kinky diventato adulto riuscirà a trovare il partner adatto e anche la sua comunità.
“Consiglio di fare un respiro profondo, riconoscere i propri preconcetti, gestire l’ansia e non farsi prendere dall’urgenza quando si accompagna un figlio in questa fase della sua formazione di un’identità e visione del mondo”, conclude Himmelfarb. “Divertirsi, usare l’umorismo in modo appropriato, essere rispettosi della privacy e dei tempi. Riflettere sul proprio sviluppo e sul proprio passato sessuale. Parlare con altri genitori di adolescenti. E ricordare che esistono tanti professionisti a cui richiedere guida e sostegno”.
P.s. Himmelfarb mi ha suggerito anche alcune risorse – luoghi da cui cominciare – per gli adolescenti nello spettro autistico e i loro genitori: Wrong planet è una comunità sul web rivolta alle persone con autismo e altre diversità neurologiche, ai loro genitori e ai professionisti che lavorano con loro; la Autistic self advocacy network ha un’intera sezione del suo sito dedicata all’educazione sessuale; ai ragazzi con mille domande – e fissazioni – Himmelfarb raccomanda Go ask alice!, un sito di domande e risposte su sesso e salute con un archivio molto ricco.
Sono un uomo gay e cisgender, sposato, e vivo nel Midwest. Di recente mi sono fatto prescrivere il viagra dal mio medico. Sono passivo e amo farmi scopare e mettere dentro le dita, ma ogni tanto durante il sesso perdo l’erezione, se non mi viene stimolato anche l’uccello. La cosa non mi infastidiva più di tanto – in molte scene porno i passivi non ce l’hanno duro dall’inizio alla fine – mentre mio marito si domandava se mi piacesse davvero fare sesso con lui, e ha avuto paura di “non farlo bene”. Così io finivo per stressarmi: dovendomi preoccupare di mantenere l’erezione non riuscivo a godermi il suo cazzo o le sue dita. Quando prendo il viagra riesco a rilassarmi e a godermi di più il sesso perché non ho quell’ansia addosso. La mia domanda è: devo dire a mio marito del viagra? Normalmente non gli terrei nascoste informazioni di carattere medico, e in generale a lui non va che io abbia dei “segreti”. Però temo che dirglielo rovinerebbe l’illusione e che lui tornerebbe a mettere in discussione le sue prestazioni e la sua bravura. Ovviamente esiste la possibilità che lo scopra comunque, trovando in giro il flaconcino o le ricette, e cercando cosa vuol dire “sildenafil”, ma in genere lui non fruga tra le mie cose, perciò è molto improbabile. (Sildenafil è il generico del farmaco che uso.) Tu cosa faresti, Dan?
– Midwest Erection Dysfunction Sufferer
Io lascerei il flaconcino dove mio marito può trovarlo. Ma se tuo marito fruga raramente tra le tue cose ed è improbabile che trovi le tue pillole per l’erezione – ed è altrettanto improbabile che cerchi su Google “sildenafil” se le dovesse trovare – allora puoi tenerti per te questo “segreto”. Se il fatto che ce l’hai moscio (o ti si ammoscia) mentre ti scopa rende tuo marito insicuro senza motivo (perché a te farti scopare piace eccome!) e le sue insicurezze stanno rovinando il sesso anale a entrambi (lo stress anticipato non rende più facile avere un’erezione e mantenerla!), allora buttare giù un viagra con discrezione è cosa buona.
Non gli stai tenendo nascosto un “segreto”, Meds, stai facendo un po’ di preparazione dietro le quinte che rende il sesso anale migliore per entrambi. Probabilmente non annunci a tuo marito che hai fatto un clistere, né quanti squat hai fatto in palestra questa settimana per mantenere le chiappe in forma scopabile, e per la stessa logica, Meds, non sei obbligato ad annunciargli che ti sei preso una pillola per l’erezione. Certe volte il silenzio è d’oro.
Tu però mi hai chiesto cosa farei io: se il fatto di sapere che ho preso il viagra aggravasse le insicurezze di mio marito, e ci fossero molte probabilità che lui le trovi, e la scoperta aprisse un nuovo fronte di conflitto (“Mi hai mentito!”), io mi terrei il primo flaconcino di pillole, lo terrei quasi tutto pieno e lo lascerei in un posto dove mio marito può trovarlo facilmente.
Se per esempio avessi una ricetta per quaranta pillole, ne terrei sempre 38 nel flaconcino originale. Ti danno sempre più viagra di quanto te ne serva, perciò al momento di rinnovare la ricetta riempirei il flaconcino originale con le pillole appena prese, butterei il flaconcino nuovo e terrei il resto delle pillole in un posto dove mio marito non potrebbe mai trovarle.
A quel punto, Meds, nel momento in cui mio marito trova il flaconcino e comincia a dare di matto, gli farei notare la data della ricetta originale stampata sul flaconcino e gli mostrerei che è ancora quasi pieno. “Sì, mi sono fatto fare una ricetta – cominciavo a preoccuparmi per le mie erezioni – ma in un anno ho preso solo due pillole, tesoro, e poi mi sono proprio scordato di averle”.
Assicurati solo che la tua vera scorta, cioè le pillole che prendi per davvero, sia in un posto in cui a tuo marito non verrebbe mai in mente di guardare. Io le mie le metterei nella lavastoviglie.
P.s. Oppure potresti dirgli le cose come stanno: “Tesoro, tutti quegli squat e quei clisteri che faccio, e la velocità con cui ti metto le gambe sulle spalle, dovrebbero dimostrarti una volta per tutte che mi piace un sacco farmi scopare da te. E non a tutti resta duro mentre si fanno scopare – quando scopiamo, la cosa importante è il tuo cazzo, non il mio – ma se vuoi che ce l’abbia duro ogni volta che mi scopi, puoi far finta che io non stia prendendo il viagra, proprio come fai finta che quella sia la mia fica”.
(Traduzione di Francesco Graziosi)
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