La corte suprema statunitense, che ha una maggioranza di destra, ha dato il via libera il 6 novembre a un divieto imposto dall’amministrazione Trump di rilasciare passaporti con il genere “x” o diverso da quello di nascita.

Il 20 gennaio, il giorno del suo insediamento alla Casa Bianca, il presidente statunitense Donald Trump aveva firmato un ordine esecutivo in base al quale la sua amministrazione riconosceva solo l’esistenza di “due sessi, maschile e femminile, definiti alla nascita”.

Il dipartimento di stato aveva quindi annunciato che avrebbe smesso di rilasciare passaporti con il genere “x” o diverso da quello di nascita, revocando una riforma introdotta dall’ex presidente democratico Joe Biden.

La decisione era stata però contestata in tribunale e sospesa due volte, in primo grado a giugno e in appello a settembre.

Il 6 novembre la corte suprema, nonostante il parere contrario dei tre giudici progressisti (su un totale di nove), ha però revocato la sospensione.

“Indicare il sesso alla nascita dei titolari di un passaporto statunitense non è certamente più in conflitto con il principio di uguaglianza che indicare il paese di nascita: in entrambi i casi ci si limita a certificare un dato di fatto”, ha affermato la corte.

La storica ong American civil liberties union (Aclu), coinvolta nel procedimento legale, ha reagito affermando che “la sentenza costituisce un grande passo indietro per le libertà individuali” e “asseconda le politiche dell’amministrazione Trump contro le persone transgender e i loro diritti costituzionali”.

Il primo passaporto con il genere “x” era stato rilasciato nell’ottobre 2021.

Persone transgender escluse dall’esercito

Durante la campagna elettorale delle ultime presidenziali, Trump si era impegnato a mettere fine a quella definisce “la follia transgender”.

Dopo il suo ritorno alla Casa Bianca aveva revocato molte delle conquiste delle persone transgender.

Tra le altre cose, aveva ordinato l’esclusione delle persone transgender dalle forze armate, una decisione che la corte suprema aveva poi autorizzato in via provvisoria, in attesa di una pronuncia definitiva sul merito della questione.