Il primo ministro giapponese Shigeru Ishiba ha annunciato il 7 settembre le sue dimissioni dalla guida del Partito liberaldemocratico (Pld, destra) e, di fatto, dalla carica di capo del governo, a poco più di un mese dalla sconfitta del suo partito nelle elezioni per il rinnovo della camera alta del parlamento.

Da quella sconfitta Ishiba era sottoposto a forti pressioni per dimettersi.

“Ho deciso di dimettermi dalla carica di presidente del Partito liberaldemocratico”, ha affermato durante una conferenza stampa.

“Mi sembra il momento giusto, ora che i negoziati con gli Stati Uniti sui dazi si sono conclusi”, ha aggiunto.

Ishiba, 68 anni, era in carica da meno di un anno.

In Giappone il primo ministro è tradizionalmente il leader del partito al potere, che da decenni è quasi ininterrottamente il Pld.

Secondo l’emittente tv Nhk, l’8 settembre il Pld indirà un voto interno per eleggere un nuovo leader.

La sera del 6 settembre Ishiba aveva incontrato il ministro dell’agricoltura Shinjirō Koizumi e l’ex premier Yoshihide Suga, figure di spicco del partito, che l’avevano invitato a lasciare l’incarico, secondo quanto hanno riferito i mezzi d’informazione giapponesi.

Qualche giorno fa quattro alti funzionari del Pld, tra cui il segretario generale Hiroshi Moriyama, si erano dimessi, indebolendo ulteriormente la posizione di Ishiba.

Nelle elezioni senatoriali del 20 luglio la coalizione guidata dal Pld aveva perso la maggioranza, pochi mesi dopo essere stata costretta a formare un governo di minoranza in seguito all’esito negativo delle elezioni per la camera bassa del parlamento.

Le dimissioni di Ishiba arrivano però in un contesto paradossale, perché il premier era in piena rimonta nei sondaggi dopo aver concluso un accordo commerciale con gli Stati Uniti.

Alla fine di agosto la popolarità del suo governo era salita al 39 per cento, contro il 22 per cento di luglio, secondo un sondaggio pubblicato dal quotidiano Yomiuri.

Inoltre, i giapponesi favorevoli alla permanenza di Ishiba come capo del governo erano più di quelli che ne chiedevano le dimissioni (50 a 42 per cento).

Tra i favoriti per la successione ci sono l’ex ministra Sanae Takaichi, grande rivale di Ishiba, e Koizumi, ma il primo ad annunciare la candidatura, l’8 settembre, è stato l’ex ministro degli esteri Toshimitsu Motegi.