Il canto degli uccelli all’alba ispira poeti e amanti della natura da migliaia di anni, ma il motivo per cui i volatili di tutto il mondo cominciano la giornata in questo modo è ancora un mistero.
Da una serie di esperimenti condotti sul diamante mandarino (Taeniopygia guttata), è emerso che durante la notte, quando il buio inibisce il canto, gli uccelli sviluppano uno stimolo più forte a cantare che viene poi sfogato all’alba. Secondo lo studio, inoltre, l’esercizio mattutino dei muscoli vocali li aiuta a raffinare il canto.
Satoshi Kojima e i suoi colleghi del Korea brain research institute di Taegu, in Corea del Sud, hanno studiato alcuni diamanti mandarini allevati in laboratorio in condizioni d’illuminazione controllata per poter alterare i cicli di luce e buio.
Per prima cosa hanno posticipato di tre ore rispetto all’alba l’esposizione a una luce brillante e improvvisa. Nel buio artificiale gli uccelli erano svegli ma restavano in silenzio, e quando la luce è finalmente arrivata hanno cantato con maggiore intensità del solito. Quando invece la luce è stata accesa tre ore prima dell’alba gli uccelli si sono messi a cantare, ma con meno intensità di quando sono stati costretti ad aspettare.
In altri termini, dice Kojima, più lungo è l’intervallo di tempo tra il risveglio e la comparsa della luce, più intenso è il coro dell’alba. “Gli uccelli sono già svegli al buio prima che arrivi la luce”, dice. “Ma il canto spontaneo è frenato dall’oscurità. Questo rafforza lo stimolo a cantare, risultando in un coro più potente appena accendiamo la luce”.
In seguito i ricercatori hanno insegnato agli uccelli a premere una leva per ottenere dieci secondi di illuminazione artificiale. Quando la luce del giorno simulata è stata ritardata di tre ore, i diamanti hanno premuto la leva più volte, mentre l’hanno fatto di rado quando la luce artificiale è stata anticipata di tre ore.
Infine gli scienziati gli hanno somministrato il luzindole, un farmaco bloccante dei recettori della melatonina, l’ormone rilasciato durante la notte che contribuisce a regolare i cicli di veglia in tanti animali. Gli uccelli che hanno ricevuto il farmaco cinque ore prima dell’alba si sono svegliati più in fretta e hanno cominciato a cantare prima di quelli a cui era stata iniettata della soluzione fisiologica.
Kojima e i colleghi hanno anche analizzato il canto per capire come cambiasse nell’arco della giornata, scoprendo rapide alterazioni nella struttura canora tra la prima e la seconda ora dopo l’alba.
“A causa del silenzio notturno l’organo vocale e la struttura acustica del canto possono deteriorarsi leggermente, e il coro dell’alba serve a ripristinarli e a ottimizzarli in fretta”, spiega Kojima.
Anche se lo studio si è occupato solo di una specie, le stesse conclusioni potrebbero valere anche per le altre, aggiunge il ricercatore. “Vista la semplicità dei meccanismi e delle implicazioni funzionali riteniamo possibile applicarli in senso lato al coro dell’alba di tutte le specie di uccelli”.
La notte è troppo lunga
Diego Gil del museo nazionale di scienze naturali di Madrid, invece, invita alla prudenza. C’è una “miriade di differenze tra come, quando e cosa cantano all’alba le varie specie di uccelli”, dice. “E questo spiega perché sono state avanzate ben undici ipotesi per interpretare il fenomeno”.
Secondo Gil lo studio è ben concepito e dimostra che il desiderio degli uccelli di cantare cresce durante le ore che precedono l’alba. “Se si inibisce il canto dei diamanti prolungando le ore di buio lo stimolo aumenta”, spiega. “Suggerisce anche che la notte è troppo lunga per le loro esigenze di sonno, e che se potessero preferirebbero cantare”.
Tuttavia non prova che la funzione del coro dell’alba sia quella di raffinare il canto, osserva. “Si presume che i cambiamenti della struttura del canto lo migliorino, eppure lo studio non fornisce dati a riprova del fatto che, in realtà, le femmine preferiscono questi cambiamenti”, aggiunge Gil. “Dimostra soltanto che il canto cambia progressivamente durante le ore di veglia”. ◆ sdf
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Questo articolo è uscito sul numero 1638 di Internazionale, a pagina 102. Compra questo numero | Abbonati
 
			 
        
                 
                     
                     
                     
	                 
	                 
	                 
            