Il 30 giugno l’alta corte di giustizia di Londra ha respinto un ricorso presentato da varie ong per i diritti umani contro il governo britannico per bloccare le forniture a Israele di componenti dei caccia statunitensi F-35, usati dall’esercito israeliano nella sua offensiva nella Striscia di Gaza.

Secondo l’ong palestinese Al Haq, che aveva presentato il ricorso con il sostegno di Amnesty international, Human rights watch, Oxfam e altre organizzazioni, autorizzando queste esportazioni il governo britannico avrebbe violato il diritto internazionale.

I giudici dell’alta corte hanno però respinto queste argomentazioni.

A settembre il governo laburista britannico aveva annunciato la sospensione di una trentina di licenze per l’esportazione di armi verso Israele su un totale di 350, citando il “rischio” che potessero essere usate a Gaza in violazione del diritto internazionale.

Tuttavia, aveva dato il via libera ad alcune licenze relative a componenti degli F-35 che fanno parte di un programma di difesa internazionale.

I giudici Stephen Males e Karen Steyn hanno spiegato che il loro compito era chiarire se la giustizia potesse ordinare al Regno Unito di “ritirarsi da una collaborazione multilaterale in materia di difesa”.

“Abbiamo stabilito che si tratta di una questione politica estremamente delicata di pertinenza dell’esecutivo, che è responsabile nei confronti del parlamento e, in ultima analisi, degli elettori”, hanno affermato.

Il governo ha accolto con favore la decisione dell’alta corte. “Continueremo a sottoporre le nostre licenze d’esportazione nel settore della difesa a un attento esame”, ha dichiarato un portavoce.

Il Regno Unito ha “uno dei sistemi di controllo delle esportazioni più solidi al mondo”, ha aggiunto.

Yasmine Ahmed, direttrice della sezione britannica di Human rights watch, ha affermato che la giustizia “ha autorizzato il governo a continuare a fornire componenti militari a Israele nonostante atti di genocidio e altre atrocità”.

“Il Regno Unito sta violando il diritto internazionale, compreso l’obbligo di attivarsi per prevenire un genocidio”, ha sottolineato.