Il 25 giugno Donald Trump ha affermato che il programma nucleare iraniano è stato ritardato di “decenni” grazie agli attacchi statunitensi, sottolineando che gli impianti sono stati completamente distrutti, mentre Israele ha riconosciuto che è troppo presto per una valutazione.

Nel secondo giorno di tregua tra Iran e Israele, Effie Defrin, portavoce dell’esercito israeliano, ha dichiarato che Israele ha inferto un “duro colpo” al programma nucleare iraniano nei dodici giorni di guerra, ma che “è ancora presto per valutare nel dettaglio i risultati dell’operazione”.

Il giorno prima la diffusione di un documento riservato statunitense aveva seminato dubbi sull’efficacia degli attacchi statunitensi del 22 giugno contro i tre principali siti nucleari iraniani.

Trump ha assicurato che gli attacchi hanno completamente distrutto gli impianti nucleari iraniani, che il programma nucleare iraniano è stato ritardato di decenni e che l’Iran “non fabbricherà bombe per molto tempo”.

Ha aggiunto che la tregua sta procedendo “molto bene”.

Il giorno prima il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu aveva rivendicato una “vittoria storica”, sottolineando che gli attacchi aerei hanno “distrutto il programma nucleare iraniano” e che l’Iran “non avrà mai l’arma atomica”.

Teheran ha invece riaffermato il suo diritto a sviluppare un programma nucleare per scopi civili, dicendosi disponibile a riprendere i colloqui con Washington, interrotti dalla guerra.

Secondo un rapporto preliminare dei servizi di sicurezza statunitensi, i cui contenuti sono stati rivelati ai mezzi d’informazione da fonti interne, gli attacchi contro gli impianti di Fordo, Natanz e Isfahan non avrebbero eliminato completamente le centrifughe e le scorte di uranio arricchito dell’Iran.

Secondo il documento, gli attacchi non avrebbero distrutto le parti sotterranee delle strutture, ritardando il programma nucleare iraniano di pochi mesi.

La portavoce della Casa Bianca Karoline Leavitt ha confermato l’autenticità del rapporto, dichiarando però che è “pieno di errori” e che “non avrebbe dovuto essere divulgato”.

Il capo di stato maggiore statunitense, il generale Dan Caine, aveva dichiarato dopo gli attacchi che questi avevano causato “danni estremamente gravi” agli impianti nucleari iraniani.

L’Agenzia internazionale per l’energia atomica (Aiea) ha affermato che in questa fase è impossibile valutare i danni e ha chiesto di poter accedere ai siti. Secondo alcuni esperti, l’Iran potrebbe aver trasferito il materiale nucleare prima degli attacchi, e Teheran ha confermato di possedere ancora scorte di uranio arricchito.

L’Aiea ha precisato di non aver mai trovato le prove di un “programma sistematico” iraniano per dotarsi delle armi nucleari.

Il 25 giugno il parlamento iraniano ha approvato la sospensione della collaborazione con l’agenzia delle Nazioni Unite.