Secondo un’inchiesta del collettivo di giornalisti Forbidden stories, pubblicata il 12 giugno, i paramilitari russi del gruppo Wagner, presenti in Mali da tre anni e mezzo, hanno “rapito e detenuto centinaia di civili in ex basi delle Nazioni Unite e in basi militari condivise con l’esercito maliano”.
Dopo i due colpi di stato del 2020 e del 2021, la giunta militare guidata dal generale Assimi Goita aveva rotto la tradizionale alleanza con l’ex potenza coloniale francese, rivolgendosi invece alla Russia, che aveva messo a disposizione il gruppo Wagner.
L’inchiesta è basata sulle testimonianze di molte vittime, che oggi si trovano nei campi profughi della vicina Mauritania.
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Alcuni sopravvissuti raccontano di essere stati sottoposti ad annegamento simulato, picchiati con cavi elettrici e bruciati con mozziconi di sigaretta.
Più in generale, centinaia di persone sarebbero state vittime di “rapimenti, arresti arbitrari e torture sistematiche”. Molte sarebbero morte durante la detenzione.
Il collettivo di giornalisti ha identificato sei luoghi di detenzione usati dal gruppo Wagner tra il 2022 e il 2024, sottolineando che “potrebbero essere molti di più”.
“Civili maliani sono stati detenuti e torturati dal gruppo Wagner nelle basi militari di Bapho, Kidal, Nampala, Niafunké, Sévaré e Sofara”, si legge nell’inchiesta, nata da una collaborazione tra l’emittente tv francese France 24, il quotidiano francese Le Monde e il sito indipendente russo IStories.
La giunta militare maliana aveva chiesto aiuto al gruppo Wagner contro i gruppi jihadisti attivi nel paese.
Il Mali non ha però mai riconosciuto formalmente la presenza dei mercenari, sostenendo di aver accolto solo degli istruttori militari russi.
La settimana scorsa il gruppo Wagner aveva annunciato la fine della sua missione nel paese. Secondo fonti diplomatiche e di sicurezza, a prenderne il posto sarà l’Africa corps, un altro gruppo controllato del ministero della difesa russo.
I metodi brutali del gruppo Wagner in Mali erano stati più volte denunciati dalle ong per la difesa dei diritti umani.
L’Onu aveva invece accusato l’esercito maliano e i “combattenti stranieri” di aver messo a morte almeno cinquecento persone nel marzo 2022 durante un’operazione antijihadista a Moura, nel centro del paese.