La tentazione di sognare è grande. E se Donald Trump, forte della potenza dimostrata sul fronte iraniano, decidesse di applicarla anche per difendere l’Ucraina dall’invasione russa? Trump potrebbe scrivere sul suo social network Truth, a caratteri cubitali, “STOP THE WAR”, fermate la guerra, come con Israele e Iran, che minacciavano il fragile cessate il fuoco.
Un ordine simile potrebbe essere accompagnato dalla promessa di sanzioni severe contro chiunque rifiutasse di eseguirlo, oltre che di aiuti militari illimitati al paese aggredito.
In Medio Oriente ha funzionato, ma in Ucraina non succederà. Il vertice della Nato, inaugurato la sera del 24 giugno all’Aja con una cena di gala offerta dal re dei Paesi Bassi, non ha come tema centrale la guerra in corso da tre anni alla frontiera orientale dell’alleanza. È stato convocato con lo scopo preciso di soddisfare la richiesta di Trump di portare al 5 per cento del prodotto interno lordo di ciascun paese dell’alleanza le spese per la difesa.
Per capire come stanno le cose basta fare caso al messaggio inviato dal segretario generale della Nato, l’olandese Mark Rutte, al presidente degli Stati Uniti, immediatamente diffuso da quest’ultimo sul suo social network come un trionfo personale. “L’Europa pagherà”, ha promesso Rutte a Trump, con la dovuta deferenza e adulazione. In tutto questo, non una parola sull’Ucraina.
L’adulazione, si sa, è la prima regola del manuale della diplomazia per trattare con Trump. Tuttavia, dev’essere una premessa per affrontare temi difficili e non solo un modo per evitare scontri durante un vertice.
Gli europei sono terrorizzati all’idea che la conferenza prenda una brutta piega come già successo nel 2018, in occasione del primo mandato di Donald Trump, che aveva minacciato di lasciare l’alleanza. La settimana scorsa il presidente statunitense è partito prima della fine del vertice del G7 organizzato in Canada, saltando l’incontro con il presidente ucraino Volodymyr Zelenskyj.
All’Aja Zelenskjy è stato invitato alla cena di gala, ma non alle riunioni di lavoro. Nessuno vuole dare l’impressione che l’Ucraina abbia un piede nella Nato, una prospettiva che irrita una parte dell’elettorato trumpiano. Siamo davanti al paradosso di un vertice di un’alleanza che decide l’aumento della sua spesa militare ma si rifiuta di guardare in faccia la guerra a due passi dai suoi confini.
La compiacenza di Trump nei confronti di Vladimir Putin è evidente. Il presidente statunitense aveva creduto di poter imporre la pace in Ucraina con uno schiocco delle dita, ma alla fine si è fatto manovrare dal leader russo. Invece di reagire come aveva promesso, sostenendo l’Ucraina e sanzionando la Russia, Trump ha chiuso un occhio, diversamente da quanto ha fatto con l’Iran. Forte con i deboli e debole con i forti? Sembra proprio di sì.
La responsabilità di sostenere l’Ucraina ricade sull’Europa, sotto forma di aiuti militari a Kiev e sanzioni contro Mosca. Resta il fatto che il continente deve preoccuparsi di non fare troppo scalpore per non offendere Trump. Che piaccia o no, gli Stati Uniti resteranno a lungo i protettori di un’Europa che non ha saputo organizzare per tempo la propria difesa.
(Traduzione di Andrea Sparacino)
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