Il black friday sembra allungarsi ogni anno che passa, ma anche se un giorno diventa una settimana segnala che la stagione dello shopping natalizio è cominciata e che manca poco al 25 dicembre. Mentre gli alberi di Natale sono addobbati nei salotti di casa, le decorazioni invadono ogni angolo delle nostre comunità, la musica natalizia risuona ovunque, molte persone cominciano a pensare a cosa regalare ad amici e parenti. Spesso la scelta cade sui prodotti tecnologici più pubblicizzati.

In generale non c’è niente di sbagliato nell’idea di regalare un dispositivo tecnologico. Il problema è che il più delle volte non pensiamo al lato oscuro di questi oggetti, lasciando che a pagarne le conseguenze siano persone che in molti casi non hanno idea di cosa le aspetta. Credo sia il momento giusto per offrirvi una guida utile a capire quali dispositivi non prendere in considerazione quando scegliete un regalo.

Cercare di rendere la vita delle persone più comoda e con meno stress è un proposito nobile, ma a volte significa sottoporle a una maggiore sorveglianza. Condividete questa guida con chi volete, in modo che tutti possano rendersi conto di cosa stanno regalando davvero quando scelgono determinati prodotti.

Alexa, altoparlante intelligente

Non so se sono popolari come qualche anno fa, ma un tempo gli speaker Alexa erano un regalo comune anche perché molte persone usano Amazon e hanno un abbonamento al servizio Prime. Sono dispositivi economici, una strategia precisa di Amazon per farli diffondere il più possibile nelle case. Alexa è la scelta più comune, ma il discorso vale anche per Google Home e simili.

Parliamoci chiaro: quando comprate un altoparlante intelligente state mettendo in casa un microfono che registra tutto. Davvero quest’idea vi fa sentire a vostro agio? E soprattutto, vi sembra giusto scaricare questo fardello su una persona a cui volete bene? Negli anni sono state raccolte prove in abbondanza sui problemi legati a questi assistenti virtuali, come Alexa e Google home. In passato Amazon offriva la possibilità di non inviare le registrazioni all’azienda, ma quest’opzione è stata rimossa all’inizio dell’anno.

Tra l’altro gli speaker non sono nemmeno comodi e utili come sostengono i produttori. Quello della Apple è l’esempio più chiaro, considerando che il software Siri è sempre stato un assistente vocale deludente. Ma anche Alexa e Google home hanno grandi limiti. Di solito chi riceve questi dispositivi li usa per un po’ e poi li abbandona in un angolo, dove raccolgono tutti i suoni che riescono a captare.

Anche le aziende produttrici non ci hanno guadagnato molto. La divisione Alexa di Amazon, per esempio, è molto in perdita, perché il dispositivo è utile solo per un numero ridotto di funzioni e non ha favorito la vendita di altri prodotti, come speravano i vertici dell’azienda. Ma poi, quanto può essere difficile mettere po’ di musica e accendere la luce senza usare un oggetto ruba-privacy a cui hanno dato una voce allegra per farlo sembrare un amico?

Gli altoparlanti intelligenti, che vi consiglio di non comprare, sono anche collegati al prossimo prodotto o, meglio, alla prossima categoria di prodotti: una nuova generazione di apparecchi che contengono un assistente vocale.

Dispositivi per chatbot vocali

Grazie alla moda dell’intelligenza artificiale (ia) degli ultimi due anni, le aziende tecnologiche cercano di rifilarci i chatbot infilandoli in qualsiasi cosa. Di recente sono stati messi sul mercato dispositivi che dovremmo agganciare ai vestiti per poter conversare con un “assistente personale” o addirittura un “amico”. Non riesco a immaginare una cosa peggiore da regalare a qualcuno a cui tengo.

Questi dispositivi hanno tutti i problemi elencati per gli smart speaker: ascoltano quello che diciamo e che succede intorno a noi, e non si sa bene che fine facciano i dati. Per fare un esempio, l’azienda produttrice di ChatGpt, la OpenAi, vende i suoi chatbot come servizi per la salute o la psicoterapia. Ma a differenza di quanto succede quando ci rivolgiamo al sistema sanitario, le informazioni riservate che condividiamo con la OpenAi non sono protette. Quest’enorme vulnerabilità è solo la punta dell’iceberg.

Anche mettendo da parte i problemi ambientali legati all’uso dell’ia generativa, circolano già molte storie preoccupanti sulle interazioni tra gli esseri umani e dispositivi tecnologici poco sicuri e non studiati, che sono venduti da aziende impegnate in una competizione feroce per dominare un nuovo segmento dell’industria tecnologica. Un’azienda chiamata FoloToy ha realizzato un orsetto dotato di un chatbot che spiegava ai bambini come accendere fiammiferi e avere conversazioni a tema sessuale.

L’intelligenza artificiale alla conquista del mondo
Parlare dei rischi dell’intelligenza artificiale era un esercizio teorico. Oggi c’è chi studia cosa l’ia è davvero capace di fare. Con risultati inquietanti quanto le fantasie più estreme.

Il chatbot della Meta ha avuto discussioni “sensuali” con i bambini fino a quando l’azienda è finita nell’occhio del ciclone. Dopo che la Tesla ha inserito il chatbot Grok nei suoi veicoli, una madre ha riferito che il programma aveva chiesto al figlio di dodici anni di inviargli “foto di te nudo”. I prodotti dell’ia generativa non dovrebbero mai essere usati dai bambini. In ogni caso anche gli effetti sugli adulti possono essere pericolosi.

Secondo studi sempre più numerosi, l’uso dei chatbot può influenzare negativamente la capacità di pensiero critico delle persone e quella di trattenere informazioni da ciò che leggono o con cui interagiscono. Ancora più preoccupanti sono i casi di dipendenza dai chatbot, in cui gli utenti hanno lunghe conversazioni con i computer che spesso prendono una piega pericolosa e possono portare a un crollo psicologico o addirittura al tentativo di togliersi la vita. In alcuni casi particolarmente tragici, qualcuno si è ucciso.

Nessuno di noi vorrebbe essere responsabile a Natale di un crollo mentale causato da un chatbot. Non regalate dispositivi con software di ia generativa e, già che ci siete, state lontani da qualsiasi abbonamento ia o contenuto ia.

Campanelli smart

Come nel caso degli altoparlanti, l’acquisto di questi dispositivi nasconde molto altro. Amazon e le altre aziende che cercano in tutti i modi di farci comprare i campanelli smart vogliono convincerci che ci terranno al sicuro permettendoci di vedere cosa succede fuori della nostra casa. E le pubblicità provano a far sembrare divertenti questi dispositivi, mostrando persone che si esibiscono davanti alle piccole telecamere.

Secondo me i campanelli smart sono l’esempio perfetto di una tecnologia che fa credere all’utente di essere più al sicuro, ma in realtà lo rende più paranoico e ansioso, fino a quando, senza nemmeno rendersene conto, osserverà con sospetto i vicini e la comunità che lo circonda. Chi usa i campanelli smart scopre cose che succedevano intorno alla sua casa da decenni ma che ignorava. In questo modo ognuno si trasforma in un “grande fratello”, spiando l’esterno ogni volta che la telecamera rileva un movimento.

Quando la paranoia incontra i social media, la situazione degenera. Parlo delle app spia come Nextdoor e della diffusione di filmati ripresi dai campanelli su piattaforme come Facebook, il cui unico risultato è spingere altre persone ad avere paura di ciò che le circonda e a sopravvalutare la quantità di crimini che avvengono nelle vicinanze.

I campanelli smart sono un cancro sociale, una tecnologia malsana che distrugge la solidarietà e incoraggia gli individui a guardare con sospetto ogni estraneo. Questi dispositivi arruolano la popolazione nello stato di sorveglianza e rafforzano il potere oppressivo della polizia, alimentando la convinzione che la casa sia l’unico rifugio possibile, il luogo dove rintanarsi per continuare a comprare prodotti su Amazon, fare la spesa su DoorDash e abbonarsi a Netflix.

Occhiali Meta ia

A proposito delle conseguenze trascurate della sorveglianza di massa, è il momento di affrontare una delle ultime novità del settore tecnologico: gli occhiali intelligenti o ia .

Quando Google ha cercato per la prima volta di creare la moda degli occhiali smart, i suoi prodotti erano abbastanza brutti. Una delle foto più iconiche di quel periodo ritrae un appassionato di tecnologia che fa la doccia indossando gli occhiali smart. Di sicuro quell’immagine non ha aiutato Google a vendere i suoi dispositivi. Il design dei primi occhiali smart li rendeva facili da riconoscere. Se incontravamo per strada o al bar qualcuno con i Google glass, sapevamo che poteva filmarci e avevamo il diritto di agire di conseguenza (sfilandoglieli dalla faccia, ovviamente).

Le aziende tecnologiche non hanno capito che alla gente non piace vedere in giro altre persone con una telecamera puntata sul prossimo. Invece, hanno deciso di abbellire questi apparecchi: la Meta ha siglato un accordo con la Ray-Ban e la Oakley, mentre Google ha fatto squadra con la Warby Parker. Le grandi aziende vogliono che le telecamere non si notino per ridurre i rischi che qualcuno le strappi via con la forza.

Ciò non toglie che permettere alle persone di camminare con una telecamera negli occhiali sia una pessima idea, soprattutto perché è molto facile disattivare l’indicatore per segnalare che è in corso una registrazione. Naturalmente le aziende tecnologiche stanno cercando anche di inserire i chatbot negli occhiali, con tutti i problemi di cui abbiamo già discusso.

Sotto stretta sorveglianza
Il mito del progresso tecnologico sta trasformando Singapore in un incubo, dove in nome dell’efficienza e del bene dei cittadini si cancella ogni diritto alla privacy.

Gli occhiali smart sono tra i regali più costosi inseriti in questa guida, ma vale comunque la pena smascherare la loro la natura infernale, perché aziende come la Meta e Google stanno puntando sulla loro diffusione. Sono dispositivi nuovi e allettanti, ma non c’è motivo di arruolare i vostri cari tra gli utenti della prima ora.

In generale è meglio diffidare di qualsiasi tecnologia ascolti e registri tutto quello che facciamo: possiamo estendere la lista nera a molti apparecchi che hanno rilevatori per l’attività fisica e l’analisi biometrica, come un Apple watch o un Oura ring. Mettiamoci anche tutti quelli per la casa intelligente che espongono le nostre abitazioni agli attacchi informatici. È così complicato occuparvi della casa alla vecchia maniera, senza controllare tutto attraverso un’app?

Molti di questi prodotti mi fanno pensare al concetto di sorveglianza di lusso coniato qualche anno fa da Chris Gilliard e David Golumbia. Gilliard e Golumbia sostenevano che un certo tipo di sorveglianza può apparire oppressiva a qualcuno (particolarmente ai più poveri ed emarginati) mentre ai gruppi più privilegiati può sembrare utile perché gli semplifica la vita e la rende più comoda. Il problema è che la linea di separazione tra queste due percezioni può spostarsi facilmente, e una tecnologia che prima sembrava complessivamente apprezzabile può trasformarsi in uno strumento autoritario per una porzione molto più ampia della popolazione.

“Dobbiamo parlare in modo più approfondito della tecnologia della sorveglianza e stabilire regole solide sul suo uso”, scrivevano Gilliard e Golumbia . “Allo stesso modo, dobbiamo riconoscere che adottare volontariamente la sorveglianza non è una scelta isolata che facciamo solo per noi, ma influisce anche sugli altri in modi che non sempre percepiamo”. È un’idea da tenere presente nella vita di tutti i giorni, non solo quando dobbiamo scegliere i regali di Natale.

Le alternative

Dopo tante critiche ai dispositivi tecnologici che prima di leggere questo articolo vi sembravano una buona idea regalo, forse ora vi state chiedendo cosa far trovare sotto l’albero ad amici e parenti. Per fortuna ci sono molte alternative per non coinvolgerli nell’allargamento dello stato di sorveglianza, nell’erosione dei diritti e nell’arricchimento di alcune delle persone peggiori del pianeta, e per non farli finire nel mirino di chatbot fatti male.

E magari ai nostri cari non servono nuovi dispositivi. Trovate il tempo di creare per loro qualcosa che abbia un valore sentimentale. E se il tempo manca, orientatevi sui prodotti di artigiani locali o in vendita su Etsy. Che ne dite di una candela profumata o di una coperta, di un pacco di biscotti o di cioccolata, magari insieme a un libro cartaceo scelto apposta per loro? Trovate qualche mio suggerimento su Bookshop.

L’incantesimo della tecnologia
Uno dei più importanti scrittori contemporanei prova a riprendere il controllo dell’universo digitale che domina la nostra vita.
 

O magari potete regalare un abbonamento a un servizio di streaming meno noto, come Criterion o Mubi. Un film in formato blu-ray che potrebbero apprezzare? Un pomeriggio insieme con una tappa in libreria o al cinema?

Non siete ancora convinti e volete un dispositivo tecnologico? Va bene, allora regalate qualcosa di utile a riacquistare tempo e concentrazione, per esempio i piccoli sistemi prodotti da aziende come la Brick o la Unpluq che impediscono di accedere ai social media o alle app che distraggono. Forse così i vostri cari avranno più tempo per leggere il libro o guardare il film che gli avete regalato.

(Traduzione di Andra Sparacino)

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