Qualche giorno fa, quando è apparso evidente che l’amministrazione Trump non avrebbe facilitato il ritorno nel paese di Kilmar Ábrego García da una prigione di massima sicurezza in Salvador, ho inviato un messaggio a un mio amico d’infanzia che ha votato per Donald Trump alle ultime tre elezioni presidenziali. Volevo chiedergli quale fosse la sua opinione sulla vicenda. “Forse Trump si sta spingendo troppo oltre”, ha ammesso. “Ma lo fa perché è un uomo d’azione e noi volevamo un cambiamento”.

In futuro è possibile che gli storici racconteranno l’aprile del 2025 come il momento in cui sono emersi i primi segnali di erosione nel sostegno popolare apparentemente incrollabile nei confronti di Trump. Solo nella prima settimana del mese, infatti, gli Stati Uniti hanno assistito a una nuova ondata di licenziamenti di dipendenti federali, in questo caso in diverse agenzie sanitarie, seguita da una raffica di dazi che ha fatto perdere cifre colossali ai fondi pensionistici. Nonostante la borsa si sia successivamente ripresa, gli azionisti non hanno apprezzato.

I sondaggi registrano un forte calo della popolarità di Trump, con molti elettori che citano l’incertezza economica come motivo del loro malcontento. Anche sull’immigrazione, cavallo di battaglia del presidente, la presa di Trump sui cittadini è peggiorata. Un sondaggio recente rivela che l’indice di gradimento di Trump è il più basso tra tutti i presidenti neoeletti degli ultimi settant’anni. Eppure, mentre gli avversari del presidente esultano per l’apparente pentimento di alcuni suoi sostenitori, sta emergendo una realtà sconfortante: molti elettori di Trump sono al settimo cielo. Per questi milioni di statunitensi felici, a quanto pare, nei primi cento giorni dell’amministrazione c’è stata un’entusiasmante successione di promesse elettorali mantenute e una spinta non verso la rovina economica e il collasso democratico, ma piuttosto verso un’età dell’oro.

Queste persone sono convinte che Trump abbia inaugurato una nuova epoca segnata dall’azione, come ho potuto constatare negli ultimi giorni attraverso una serie di conversazioni con i sostenitori del presidente e i sondaggisti. “Questi elettori, anche se non sono d’accordo con tutto quello che Trump sta facendo, sono comunque contenti che stia facendo qualcosa. Per loro è meglio di niente”, spiega Rich Thau, presidente del centro di ricerca indipendente Engagious.

Nonostante il flusso continuo di notizie sconvolgenti sulle espulsioni, molti elettori di Trump ritengono che la gestione dell’immigrazione sia uno dei punti forti dell’inizio del suo mandato. La nuova amministrazione dichiara che finora l’agenzia responsabile dell’immigrazione e del controllo delle frontiere (Ice) ha espulso 66mila persone, una cifra inferiore rispetto ad altre amministrazioni, ma giustificata dal fatto che il numero di attraversamenti illegali del confine è stato più basso.

I danni irreversibili dei dazi di Trump
I segnali di una potenziale crisi dell’economia statunitense sono dovunque, e alla Casa Bianca si affannano a tappare le falle causate dal presidente.

Secondo Ben Cadet, studente universitario di 24 anni proveniente da Fort Lauderdale, in Florida, la differenza rispetto all’amministrazione Biden “è come quella che c’è tra il giorno e la notte”. Nel 2020 Cadet ha votato per Biden, ma quattro anni dopo ha scelto Trump perché convinto che i democratici si fossero spostati troppo a sinistra e perché credeva che l’amministrazione Biden non avesse fatto abbastanza per risolvere il problema dell’immigrazione illegale.

“L’intervento immediato di Trump è qualcosa che avrei voluto vedere da parte di un presidente democratico”, sottolinea il ragazzo. Durante i primi giorni della nuova amministrazione, Cadet ha chiamato regolarmente un amico per discutere con lui gli ordini esecutivi di Trump sull’immigrazione, la politica estera e la cosiddetta guerra culturale. I due scherzavano dicendo che avrebbero dovuto cancellare l’abbonamento a Netflix e concentrarsi su Trump, “perché guardare quello che fa è uno spasso”.

Thau conduce ogni mese un focus group con gli elettori che hanno votato per Biden nel 2020 e per Trump nel 2024, e mi ha spiegato che metà dei partecipanti non è in grado di indicare un singolo risultato positivo ottenuto da Biden durante il suo mandato. Per molti di loro gli ultimi cento giorni – comprese le espulsioni volute da Trump ma anche i dazi, la sfilza di decreti, la battaglia contro le università e gli attacchi contro la stampa schierata – hanno creato l’impressione di “un’intensa attività rispetto al suo predecessore”, che già consideravano vecchio, malato e incapace di governare.

“Molti politici parlano e straparlano di quello che faranno, ma poi alla fine non fanno niente”, ha detto a Thau una donna di nome Mary durante uno degli ultimi focus group su Trump (Thau rivela soltanto i nomi di battesimo dei partecipanti). “Invece quello che fa Trump si vede, e lo approvo”.

Se i democratici vogliono recuperare i voti persi, la prima cosa da fare è capire il fascino che Trump esercita sugli elettori. Questo è l’obiettivo del Working class project, una serie di focus group lanciati dall’organizzazione per la raccolta fondi (Pac) American bridge 21st century per capire come mai la classe operaia abbia abbandonato il Partito democratico. In uno dei focus group più recenti un elettore di origine latinoamericana del New Jersey ha descritto in questi termini la sua visione delle cose: “Trump ha schiacciato il piede sull’acceleratore, e trasforma le parole in fatti”.

Un sentimento simile emerge dalle persone che ho intervistato. “Quanti presidenti hanno provato davvero a realizzare tutto quello che volevano, invece di fare marcia indietro?”, mi ha detto Timothy Hance, operaio del settore manifatturiero di 34 anni residente a Ottumwa, in Iowa. Per alcuni elettori di Trump, il desiderio di azione è sufficiente a perdonare gli impulsi più autoritari del presidente. Secondo un sondaggio condotto da Cbs, c’è il doppio di probabilità che, rispetto agli americani in genere, i repubblicani che si identificano con il movimento Maga (Make America great again) considerino “accettabile” arrestare “per sbaglio” persone con un permesso di soggiorno regolare negli Stati Uniti. Molti elettori di Trump con cui ho parlato non gradiscono la possibilità che un cittadino statunitense colpevole di un crimine sia trasferito in un carcere straniero (come ha proposto il presidente), ma un elettore in particolare ha apprezzato l’idea. “Sono criminali incalliti. Se non possiamo giustiziarli, la cosa più umana da fare sarebbe mandarli via”, mi ha detto Hance, convinto che Trump dovrebbe ignorare le sentenze dei “giudici attivisti” che bloccano le espulsioni. “Dovrebbe farlo e basta. Dovrebbe fregarsene”.

Per i cittadini contenti dell’operato di Trump i dazi rappresentano un altro incoraggiante segnale di cambiamento. “Il sogno della globalizzazione è svanito”, mi ha detto Joe Marazzo, agente immobiliare di 29 anni di Jacksonville, in Florida. “Forse non funzionerà, ma almeno stiamo provando a fare qualcosa”. Anche se il presidente ha rinnegato il suo piano iniziale di imporre enormi dazi a 90 paesi, compresi i pinguini delle isole Heard e McDonald, per alcuni suoi sostenitori le tasse doganali alte ancora in vigore nei confronti dei prodotti cinesi sono una buona strategia e giustificano gli eventuali problemi che potrebbero causare.

“Ci vorrà un anno, credo. D’altronde non si possono costruire le fabbriche di auto in due giorni”, sottolinea Jerry Helmer, presidente del Partito repubblicano della contea di Sauk, in Wisconsin. Theodore John Fitzgerald, il leader di un’organizzazione che sostiene Trump nella contea di Luzerne, in Pennsylvania, paragona le difficoltà a breve termine causate dai dazi ai sacrifici che ha dovuto fare ai tempi dell’università, quando mangiava solo noodles istantanei, o al suo passaggio a una dieta più sana. “Ho il diabete”, mi ha raccontato. “Per assicurarmi di non perdere altre dita devo fare qualche rinuncia”.

Alcuni dei più accaniti difensori di Trump ammettono che potrebbero cambiare idea se una guerra commerciale provocasse un aumento insostenibile del costo della vita. Altri, invece, non riescono nemmeno a immaginare un tradimento nei confronti di Trump. “Il mio hobby sono le mongolfiere”, mi ha raccontato Hance con un sorriso, precisando che riconsidererebbe il suo appoggio a Trump solo “se vietasse i palloni aerostatici”.

Naturalmente Trump e i suoi alleati repubblicani non possono permettersi di fare affidamento solo sui sostenitori più convinti. Non tutti, infatti, sono disposti a stringere la cinghia a causa dei dazi. In generale gli statunitensi non sono soddisfatti della situazione economica. Secondo un sondaggio della Cnn, il 59 per cento della popolazione ritiene che Trump abbia danneggiato l’economia del paese. “Nei focus group anche le persone che lo ammirano e pensano che abbia ottime idee confessano di non voler pagare il prezzo dei dazi”, mi ha detto Margie Omero, sondaggista della società di ricerca democratica Gbao.

In un recente focus group condotto da Omero con tredici elettori indipendenti che hanno votato per Trump nel 2024, la maggior parte dei partecipanti ha assegnato al presidente un voto compreso tra B e C, ma nessuno di loro si è pentito di averlo scelto alle elezioni.

Oggi mancano circa 1.300 giorni alla fine della presidenza, e molti critici sperano che il recente calo nei consensi possa segnare una svolta, così come il fallimentare ritiro dall’Afghanistan aveva sancito il tracollo della popolarità di Biden. Omero ritiene che la comunicazione sia essenziale per alimentare questo processo. “Alcuni elettori non hanno ancora recepito il messaggio”, mi ha spiegato. Anche alla luce del fatto che secondo molti statunitensi Trump è stato troppo aggressivo nell’utilizzo dei suoi poteri esecutivi, Omero crede che per sconfiggere il presidente e i suoi alleati l’opposizione dovrebbe aiutare un numero maggiore di cittadini a capire “che quello che sta facendo Trump non ha precedenti e viola la legge”.

In effetti è probabile che molti statunitensi non abbiano prestato la dovuta attenzione ai dettagli dei primi cento giorni della presidenza Trump. Ma è altrettanto vero che alcuni di loro, quando lo faranno, potrebbero restare piuttosto soddisfatti di quello che scopriranno.

(Traduzione di Andrea Sparacino)

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