Il 4 aprile, mentre la borsa precipitava, Donald Trump ha lasciato Washington. Ma non è andato a New York per capire cosa stava succedendo a Wall street, e nemmeno a Dover, nel Delaware, ad accogliere i corpi di quattro militari statunitensi rimasti uccisi in un incidente in Lituania. Il presidente è volato in Florida, nel suo Doral golf resort, dove si stava svolgendo una tappa del torneo di Liv golf, un torneo sponsorizzato dal governo saudita. Trump ha dormito nel suo club di Mar-a-Lago, dove hanno alloggiato anche molti appassionati e sponsor del torneo. Evidentemente i suoi affari privati avevano la precedenza sui problemi del paese.
Molti degli ospiti erano chiaramente interessati a fare gli interessi di Trump, oltre che a entrare nelle sue grazie. Tra loro c’era Yasir al Rumayyan, a capo del fondo sovrano saudita da 925 miliardi di dollari e presidente del Liv. Altri sponsor erano la compagnia aerea saudita Riyadh Air, la società petrolifera statale saudita e, sorprendentemente, TikTok, social media di proprietà cinese il cui destino negli Stati Uniti sarà deciso personalmente da Trump, anche se per lui la pubblicità che gli fa l’azienda è un affare.
C’è stata un’epoca, non molto tempo fa, in cui i presidenti degli Stati Uniti tendevano a evitare i conflitti d’interessi, soprattutto se erano coinvolti soggetti stranieri. Nessun presidente prima di Trump avrebbe mai voluto farsi vedere in pubblico mentre si occupava dei suoi affari personali con compagnie di paesi che cercano di influenzare la politica estera statunitense. Un comportamento simile tra l’altro rischia di violare la costituzione, che vieta ai funzionari del governo di accettare “regali, titoli o emolumenti da governi stranieri”. Le cose sono cambiate già durante il primo mandato di Trump, quando i tribunali hanno ignorato il groviglio dei suoi interessi economici.
Ora il presidente non si limita a fare affari con aziende straniere e statunitensi che sono direttamente toccate dalle sue decisioni politiche, ma se ne vanta pubblicamente. Se sappiamo chi sono gli sponsor del torneo di golf non è grazie all’instancabile lavoro di alcuni giornalisti d’inchiesta, ma semplicemente perché i loro nomi comparivano sul sito ufficiale dell’evento ed erano scritti anche su un cartellone luminoso piazzato sul campo da golf.
In passato queste cose avrebbero causato uno scandalo. Se oggi passano quasi inosservate è perché il comportamento di Trump è il sintomo di qualcosa di più grande. Stiamo assistendo a un cambiamento enorme, in cui gli obblighi di trasparenza e responsabilità che sono alla base delle democrazie moderne lasciano spazio alla corruzione e all’opacità tipiche dei sistemi autoritari. Nell’ultimo decennio il governo statunitense e il settore privato hanno adottato il modello cleptocratico messo a punto in paesi come la Russia e la Cina, in cui i conflitti d’interessi del potere fanno semplicemente parte del sistema.
Il cambiamento è cominciato nel primo mandato di Trump (una volta il vicepresidente Mike Pence ha fatto una deviazione di trecento chilometri durante un viaggio in Irlanda pur di soggiornare in uno degli hotel del suo capo), ma all’epoca il presidente era arginato dai suoi collaboratori e forse anche dai timori di conseguenze giudiziarie. Oggi quei timori sono scomparsi: Trump sa di averla fatta franca dopo una serie di crimini, tra cui il tentativo di rovesciare il risultato delle elezioni del 2020, e nel frattempo si è circondato di persone che appoggiano ogni sua decisione. Sente di non avere più nessun vincolo e lo ha dimostrato prima ancora di entrare alla Casa Bianca, a dicembre del 2024, quando la Trump Organization ha annunciato la costruzione di una Trump tower in Arabia Saudita.
La famiglia Trump si è lanciata nel mondo delle criptovalute creando la World Liberty Financial, una società che di fatto serve a facilitare le attività di chiunque voglia pagare indirettamente una tangente al presidente. Dopo il ritorno di Trump alla Casa Bianca, la sua amministrazione ha sospeso immediatamente un’indagine civile su Justin Sun, imprenditore cinese e consulente della World Liberty Financial che aveva investito almeno 75 milioni di dollari nell’azienda della famiglia Trump.
Più di recente, il Wall Street Journal ha scoperto che alcuni dirigenti di Binance, una piattaforma di scambio per le criptovalute, avevano incontrato i funzionari del tesoro per chiedere una riduzione dei controlli sulla loro attività, proprio mentre stavano negoziando un affare con la World Liberty Financial. In passato Binance ha ricevuto una multa da 4,3 miliardi di dollari per aver permesso l’accesso alla piattaforma a terroristi, narcotrafficanti e persone colpite da sanzioni. È evidente che l’interesse dell’azienda per una supervisione governativa meno rigorosa non è solo teorica.
La cerimonia d’insediamento di Trump, a gennaio, rifletteva questa concezione del potere basata sugli interessi personali. Gli amministratori delegati delle grandi aziende tecnologiche sono stati gli ospiti più apprezzati e hanno ricevuto le maggiori attenzioni, ma agli eventi correlati erano presenti anche molti partner della Trump Organization, che si sono messi in posa per le foto con il presidente e hanno fatto riferimento ai loro contatti con la Casa Bianca nel materiale promozionale. Diverse aziende meno conosciute e impegnate in negoziati sui controlli con il governo degli Stati Uniti hanno donato centinaia di migliaia di dollari per organizzare la cerimonia. Poco dopo, in una decisione presa durante la notte, Trump ha licenziato 17 ispettori generali, cioè le persone che avevano il compito di monitore la corruzione e le violazioni del codice etico all’interno del governo.
Il presidente non si limita a ignorare le vecchie norme per il suo tornaconto. Sta rendendo più facile anche agli altri prendere scorciatoie. Fin dall’inizio della sua carriera imprenditoriale Trump ha fatto parte di quel mondo opaco delle società offshore, dei conti bancari anonimi e di tutte le altre attività di chi vuole nascondere il proprio denaro. Nel 2018 più di un appartamento su cinque negli edifici del gruppo immobiliare di Trump era stato comprato da società di facciata con proprietari sconosciuti. I compratori anonimi hanno continuato a fare affari con Trump durante tutto il suo primo mandato. Oggi il governo sta aiutando altre aziende che operano nell’ombra a mantenere la segretezza. A marzo il dipartimento del tesoro ha annunciato che non applicherà più il Corporate transparency act, una norma che obbligava le società costituite negli Stati Uniti a presentare un documento con i dati degli effettivi titolari delle azioni. In questo modo ha compromesso i recenti sforzi del congresso per combattere il riciclaggio di denaro, l’evasione fiscale e altre attività illegali di investitori anonimi. Con un ordine esecutivo, Trump ha sospeso l’applicazione del Foreign corrupt practices act, che proibisce alle aziende statunitensi e straniere di versare tangenti per favorire gli affari. Il dipartimento di giustizia ha smantellato una task force creata per applicare le sanzioni contro gli oligarchi russi vicini a Vladimir Putin.
La vigilanza è stata eliminata anche nelle varie istituzioni finanziarie e governative. Trump ha ordinato di bloccare le attività del Consumer financial protection bureau, un ufficio creato per proteggere i consumatori dalle manipolazioni delle banche e di altri istituti finanziari. Il presidente ha licenziato molti funzionari che si occupavano del controllo delle norme etiche di condotta, della protezione degli informatori e dei diritti dei lavoratori. Nel frattempo il dipartimento di giustizia fa in modo di rallentare le indagini sulle truffe e la corruzione nel settore pubblico. In futuro quindi sarà molto più difficile perseguire i funzionari corrotti. Nel frattempo i tagli al personale dell’Irs, l’agenzia che si occupa della riscossione delle tasse, complicheranno la lotta contro l’evasione fiscale. All’inizio di aprile il dipartimento di giustizia ha annunciato che avrebbe limitato le indagini sulle truffe legate alle criptovalute e avrebbe sciolto il National cryptocurrency enforcement team.
Quante sono le persone che ad aprile hanno saputo in anticipo che Trump avrebbe fatto marcia indietro sui dazi, traendone vantaggio?
Tra tutte le persone vicine a Trump, Elon Musk ha beneficiato particolarmente dalla nuova realtà in cui i conflitti d’interessi non contano più, grazie alla possibilità di esercitare un’enorme influenza sulle stesse istituzioni governative che per molto tempo hanno sovvenzionato e regolato le sue aziende. Alla guida del dipartimento per l’efficienza del governo, Musk ha licenziato buona parte del personale della Highway traffic safety administration, l’agenzia federale che controlla la sicurezza dei veicoli e le indagini sugli incidenti, compresi quelli che coinvolgono l’azienda di auto elettriche di sua proprietà, la Tesla. Il miliardario ha beneficiato anche dei licenziamenti in altre agenzie di controllo che in passato avevano avviato indagini sulle sue aziende, comprese la SpaceX e la Neuralink.
Intanto alcune agenzie governative hanno deciso di usare o stanno valutando la possibilità di usare Starlink, un sistema di comunicazione satellitare prodotto dalla SpaceX. Un funzionario del dipartimento del commercio, Evan Feinman, si è dimesso a marzo a causa delle pressioni ricevute dall’amministrazione per affidarsi a Starlink per la copertura internet nelle aree rurali. “Penalizzare l’America rurale, tutta o in parte, con un servizio internet scadente solo per rendere l’uomo più ricco del mondo ancora più ricco è l’ultimo di una lunga serie di tradimenti di cui Washington si è resa responsabile”, ha dichiarato Feinman.
Il ruolo di Musk ha sollevato anche dei dubbi legati alla politica estera statunitense. I tagli imposti dal Doge all’Agenzia degli Stati Uniti per lo sviluppo internazionale (Usaid), allo U.S. institute of peace e a una serie di emittenti straniere finanziate dal governo statunitense, come Voice of America, penalizzeranno la diplomazia statunitense e il soft power degli Stati Uniti, oltre a danneggiare l’assistenza sanitaria e gli aiuti umanitari in vari paesi del mondo. La fine delle trasmissioni finanziate da Washington è un’ottima notizia per la Cina, che è una rivale degli Stati Uniti non solo in campo economico ma anche in quello della narrazione e delle idee. È curioso che Musk sia stato messo nella posizione di prendere queste decisioni, tutte chiaramente favorevoli al soft power cinese, nonostante abbia importanti legami economici con la Cina. La sua gigafactory di Shanghai, creata grazie a centinaia di milioni di dollari di prestiti cinesi, è diventata lo stabilimento Tesla più grande del mondo.
Ma per l’amministrazione Trump gli interessi esterni non rappresentano un problema. Un esempio tra tanti: durante un’audizione in senato, il direttore dell’Fbi Kash Patel ha ammesso di aver accettato azioni per una cifra compresa tra uno e cinque milioni di dollari dalla casa madre della Shein, un’azienda di e-commerce cinese che è stata accusata di aver fatto ricorso al lavoro forzato nella sua catena di distribuzione. Patel ha detto ai senatori di non avere nessuna intenzione di rinunciare al suo investimento. Lo stesso Patel è stato pagato come consulente dal Czechoslovak Group, un conglomerato straniero produttore di armi che JD Vance, ai tempi in cui era ancora senatore, aveva accusato di avere “legami con la cerchia ristretta del presidente russo Vladimir Putin”. Anche se nel suo nuovo ruolo Patel dovrà occuparsi di contrastare l’influenza e le operazioni di spionaggio di Cina e Russia, 51 senatori repubblicani hanno comunque deciso di confermare la sua nomina.
E questi sono solo i conflitti d’interessi di cui siamo a conoscenza. Quante sono le persone che all’inizio di aprile hanno saputo in anticipo che Trump avrebbe fatto marcia indietro sui dazi, traendone vantaggi personali? Quante quelle che stanno operando in borsa in base al loro accesso a informazioni governative riservate? Non conosciamo le risposte a queste domande e possiamo presumere che il dipartimento di giustizia non si scomoderà a indagare.
All’inizio del 2025 ho pubblicato un libro intitolato Autocracy, Inc., in cui sostengo che molte dittature moderne vadano analizzate non attraverso la lente dell’ideologia ma concentrandosi sugli interessi politici e finanziari delle persone al potere. Oggi nel governo statunitense ci sono molte persone (a cominciare dal presidente) che hanno interessi economici direttamente e immediatamente influenzati dalle decisioni politiche che loro stessi devono prendere. Questo significa che bisogna trovare un modo diverso di analizzare la politica degli Stati Uniti.
Per capire la strategia di Trump nei confronti della Russia e dell’Ucraina, per esempio, non dovremmo chiederci solo se potrà portare alla fine della guerra o come plasmerà il rapporto degli Stati Uniti con l’Europa, ma anche: “Chi ci guadagnerà, nella cerchia ristretta di Trump, dalla cancellazione delle sanzioni?”; “I russi hanno già fatto offerte finanziarie esplicite? A chi?”. L’accordo sui minerali rari stipulato da Washington e Kiev si presta a questo tipo di analisi. Bisogna capire chi negli Stati Uniti ci guadagnerà e come.
Valutazioni simili si possono fare a proposito della politica dei dazi di Trump. I paesi e le grandi aziende danneggiati dalle tariffe, che in alcuni casi subiranno perdite enormi, avranno un grande incentivo a corteggiare il presidente, a offrirgli donazioni politiche e perfino a proporre affari a lui, alla sua famiglia o ai suoi amici, nella speranza di ottenere esenzioni per sé o per il settore in cui operano.
Per le persone ai vertici dell’amministrazione le leggi e i codici di comportamento che sono stati rispettati almeno per un secolo non hanno alcun valore. Anche il congresso controllato dai repubblicani finora ha seguito lo stesso orientamento. A questo punto tocca ai mezzi d’informazione, alle organizzazioni indipendenti e agli informatori raccontare questa discesa verso la cleptocrazia, mentre i tribunali dovranno fare in modo che le leggi sopravvissute alla furia di Trump siano ancora applicate. Il Partito democratico dovrà seguire l’esempio dei movimenti di opposizione in altre cleptocrazie e concentrare la propria strategia sulla lotta alla corruzione. Chiunque sia in grado di farlo deve attirare l’attenzione su quello che sta succedendo, prima che sia troppo tardi: la politica statunitense sta subendo una lenta trasformazione che non avvantaggerà i cittadini ma il presidente, la sua famiglia e i suoi amici.
(Traduzione di Andrea Sparacino)
Il viaggio di Donald Trump in Medio Oriente ha sollevato nuove preoccupazioni per i suoi potenziali conflitti d’interesse. A quanto pare il presidente ha intenzione di accettare in regalo dal Qatar un aereo Boeing 747 del valore di 360 milioni di euro da usare al posto dell’Air Force One, l’aereo presidenziale. Dopo la fine della presidenza l’aereo non rimarrebbe a disposizione del governo statunitense ma sarebbe usato da Trump come aereo privato. Trump ha respinto le accuse di conflitto di interessi e ha detto che bisognerebbe essere “degli stupidi” per rifiutare “un aereo gratis”.
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