◆ Tra le molte e purtroppo esattissime previsioni del Tallone di ferro , il romanzo di profezia sociale che Jack London pubblicò nel 1908, speriamo che almeno una si avveri: fermare la guerra per mezzo dello sciopero. Nel libro il tallone del potere sempre più massivo delle corporazioni ingloba ogni realtà più piccola fino a determinare un mondo in cui la ricchezza è in mano a pochi, e così la cultura e l’informazione. Un mondo in cui i più poveri sono messi in lotta tra loro a mezzo di piccole elargizioni di privilegi. Un mondo in cui i conflitti con l’esterno sono regolati con la violenza. Il miracolo del 22 settembre 2025, giorno di equinozio e di luna nuova, che ha visto una grande parte di un paese senza rappresentanza politica riempire e bloccare pacificamente lo spazio pubblico per fermare più che una guerra un genocidio in corso, potrebbe somigliare all’inizio del grande sciopero che nel Tallone di ferro ferma il conflitto bloccando ogni attività. È forse un’utopia, certo, ma il segnale di quanto possa incidere sulla realtà viene dalla consueta narrazione che accende i riflettori sugli scontri oscurando le migliaia di persone scese in piazza con generosità. Come se volesse suggerire che chi manifesta in solidarietà con il popolo palestinese sia vicino al terrorismo e in qualche modo lo pratichi. E che, ancora una volta, debba essere ignorato e schiacciato dall’eterno tallone di ferro.
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Questo articolo è uscito sul numero 1633 di Internazionale, a pagina 14. Compra questo numero | Abbonati