Richard H. Thaler, premio Nobel per l’economia, ha pubblicato una nuova versione del libro del 1992 The winner’s curse (La maledizione del vincitore). All’epoca l’economia comportamentale era una bizzarria teorica. Perché studiare i comportamenti, all’apparenza irrazionali, degli esseri umani? I modelli economici si basano su agenti razionali che vogliono massimizzare la propria utilità. Magari una persona non sa bene come farlo, ma la somma di tante scelte individuali genera una “saggezza della folla”.
Invece secondo Thaler le scorciatoie del nostro cervello ci portano a fare scelte irrazionali, ma prevedibili: se trovi le anomalie, puoi sfruttarle per condizionare il comportamento delle persone. Thaler e il coautore Alex O. Imas hanno ripetuto gli esperimenti alla base delle intuizioni di 33 anni fa. I risultati reggono. Ma oggi c’è l’intelligenza artificiale, possiamo delegare a un agente esterno le scelte che non riusciamo a fare in modo razionale. L’economia comportamentale, però, non morirà. Per tre ragioni, dicono Thaler e Imas: perché non è detto che gli esseri umani vogliano delegare le loro scelte; perché l’ia riproduce i pregiudizi presenti nei testi con cui è stata addestrata; perché non sappiamo davvero come ragiona. Dunque non possiamo essere sicuri che sia più razionale di noi. ◆
Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it
Questo articolo è uscito sul numero 1636 di Internazionale, a pagina 92. Compra questo numero | Abbonati