Mentre si avvicina il quarto anniversario dell’invasione russa dell’Ucraina, l’Unione europea non ha ancora compiuto uno dei passi che farebbero la differenza: attingere ai beni russi bloccati dalle sanzioni e usarli per aiutare Kiev a respingere l’esercito di Mosca. Recentemente il presidente francese Emmanuel Macron ha confermato che nei prossimi giorni i paesi dell’Unione metteranno a punto una soluzione per il sostegno finanziario all’Ucraina. Anche se la guerra finisse nel 2026, e senza considerare i costi della ricostruzione, a Kiev serviranno circa 140 miliardi di dollari nei prossimi due anni. L’Ucraina continua a resistere, e questo ha portato a uno stallo. Le vittime russe (tra morti e feriti) superano il milione, ma nonostante la perdita di così tante vite Mosca non è riuscita a raggiungere nessuno degli obiettivi strategici che si era prefissata quando ha lanciato la guerra.
Nel febbraio 2022, subito dopo l’invasione, sono stati congelati in istituzioni finanziarie occidentali 300 miliardi di dollari di attività finanziarie della Banca centrale russa (per lo più obbligazioni fruttifere). Nell’ottobre 2024 i paesi del G7 hanno lanciato la cosiddetta iniziativa di accelerazione delle entrate straordinarie (Extraordinary revenue acceleration, Era), con la quale hanno fornito all’Ucraina prestiti finanziati con gli interessi maturati dai fondi immobilizzati. In base al programma Era finora sono stati prestati circa 30,9 miliardi di euro su un pacchetto previsto da 45 miliardi di euro. Ma cosa fare dei beni bloccati? Molti ormai sono diventati liquidità, e l’Euroclear, l’istituzione finanziaria belga custode della fetta più grossa, li ha depositati su un conto presso la Banca centrale europea (Bce) con un interesse molto basso.
È il momento d’intensificare le pressioni. Ora che le entrate di petrolio e gas sono diminuite drasticamente, per Mosca sta diventando sempre più difficile finanziare la guerra
Una recente riunione del Consiglio dell’Unione europea ha discusso della possibilità di usare questi capitali per dare all’Ucraina un “prestito di riparazione” per 210 miliardi di euro, che Kiev rimborserebbe solo se la Russia compenserà l’Ucraina per la distruzione causata. In termini pratici, l’unica differenza sarebbe che l’Euroclear investirebbe la liquidità in titoli con rating AAA emessi dalla Commissione europea invece che in depositi AAA della Bce [il 2 dicembre la Bce si è rifiutata di fare da garante per l’operazione]. In linea di principio la Russia potrebbe rivendicare la proprietà di questi fondi dopo aver ripagato l’Ucraina, e ciò renderebbe il prestito di riparazione temporaneo e reversibile.
Non c’è rischio che questa misura possa essere percepita come una “confisca”, poiché non si è materializzato nessuno degli effetti negativi previsti da chi criticava il programma dell’Era. L’euro è ancora secondo solo al dollaro e le istituzioni finanziarie europee sono un rifugio sicuro per gli investitori.
Nonostante la Russia abbia creato la crisi di sicurezza più grave per l’Europa dalla fine della seconda guerra mondiale, calpestando il diritto internazionale, i suoi beni hanno continuato a godere della protezione delle istituzioni europee. Ma in un mondo giusto non si può avere tutto. Non si può attaccare l’Europa con operazioni di disturbo dei sistemi gps, incendi, sabotaggi, guerre informatiche e campagne di disinformazione – tutte orchestrate dall’intelligence di Mosca – godendo al tempo stesso della protezione delle istituzioni europee.
Mai come adesso è il momento d’intensificare le pressioni sulla Russia. Ora che le entrate dovute a petrolio e gas sono diminuite drasticamente, per Mosca sta diventando sempre più difficile finanziare la guerra. Intanto le spese per la difesa aumentano e l’inflazione sta danneggiando i consumatori. A causa delle sanzioni secondarie statunitensi la più grande azienda indiana ha sospeso le importazioni di petrolio russo e quattro aziende statali cinesi hanno comunicato che faranno la stessa cosa. La Cina e l’India insieme comprano l’85 per cento del petrolio russo, e perdere questi mercati avrebbe un duro impatto sullo sforzo bellico del paese. Non sorprende quindi che Mosca stia facendo di tutto per imporre la fine della guerra a condizioni vantaggiose.
L’Europa (compresi il Regno Unito e la Norvegia) deve difendersi. Fornire un prestito di riparazione all’Ucraina è un passo in questa direzione senza il coinvolgimento statunitense. Sarebbe sbagliato non seguire questa strada. La Russia è colpevole della carneficina in Ucraina. Un prestito di riparazione offrirebbe un minimo di giustizia, anche se la somma erogata rappresenterebbe solo una piccola percentuale dei danni causati da Mosca, per non parlare del male causato a milioni di ucraini. Il prestito di riparazione non è solo un atto di giustizia, ma anche di sopravvivenza. Difendere l’Ucraina vuol dire difendere l’Europa. L’Europa deve superare il suo timore di esercitare il potere se vuole affrontare la minaccia di Mosca. ◆ fdl
Questo articolo è stato scritto insieme all’economista Andrew Kosenko.
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Questo articolo è uscito sul numero 1643 di Internazionale, a pagina 42. Compra questo numero | Abbonati




