Ogni cinque anni non si vota solo per stabilire la composizione del parlamento europeo, ma anche la legittimità dell’intero progetto dell’Unione europea. Per questo c’è tanta enfasi sull’affluenza alle urne e si teme l’astensionismo.

Eppure, i numeri indicano un successo quasi incredibile. In vent’anni i dieci paesi che sono entrati nell’Unione europea nel 2004 hanno quasi raddoppiato il pil pro capite: da 18.134 dollari a 34.753 (sono la valuta usata per i confronti internazionali). Otto paesi su dieci sono passati dalla categoria a medio reddito a quella ad alto reddito. L’Europa dell’est è cresciuta più del resto del continente e più di altre economie emergenti, come il Messico o la Turchia. Secondo un recente studio di Basile Grassi, dell’università Bocconi di Milano, questa crescita non è arrivata a scapito dei paesi che facevano già parte dell’Unione europea. Chi si ricorda più, oggi, i timori per l’invasione di idraulici polacchi e camionisti romeni?

Non può stupire quindi che già prima della guerra l’Ucraina avesse affrontato una rivoluzione e la furia di Vladimir Putin per legarsi all’Unione europea. E lo stesso stanno facendo le persone che manifestano in piazza in
Georgia contro le scelte filorusse del governo di Tbilisi. ◆

Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it

Questo articolo è uscito sul numero 1566 di Internazionale, a pagina 106. Compra questo numero | Abbonati