Le uscite di Juliette au printemps, film francese basato sul fumetto di Camille Jourdy, e dello spagnolo La furgo, adattamento del graphic novel di Martín Tognola e Ramon Pardina, evidenziano la tendenza a produrre versioni con attori in carne e ossa di fumetti definiti “per adulti” (solo per prendere le distanze da quelli dei supereroi).
“Soprattutto dopo la pandemia il mondo dell’audiovisivo ha accelerato le modalità di produzione e di consumo”, sottolinea la critica di cinema e fumetti Elisa McCausland. “Fumetti e graphic novel si sono rivelati un vivaio di creatività, un’opportunità colta dagli stessi autori di fumetti per fare il salto a un mezzo che paga di più”.
Girare con attori in carne e ossa velocizza la produzione rispetto alle versioni animate, più costose e più lunghe. E poi così si riesce a nascondere a un certo pubblico, refrattario al cinema d’animazione, che la sceneggiatura è l’adattamento di un fumetto. Il risparmio economico e la possibilità che anche i fumetti underground raggiungano il grande pubblico hanno portato ai primi esperimenti con Ghost world (2001) di Terry Zwigoff, tratto da un’opera di Daniel Clowes, American splendor (2003) di Shari Springer Berman e Robert Pulcini, che approfondiva la vita e l’opera dello sceneggiatore Harvey Pekar, e Old boy (2003) del coreano Park Chan-wook, che ha adattato il manga del giapponese Garon Tsuchiya. “Poi è cominciato il ciclo dei supereroi, che arriva fino ai nostri giorni”, spiega McCausland. Un fenomeno che si è attenuato.
Falsi amici
Però non si è mai fermato. nonostante i linguaggi diversi tra quelli che McCausland definisce “due mezzi che rischiano di essere fraintesi come falsi amici”. A gennaio, a Parigi, durante la promozione di Juliette au printemps la regista Blandine Lenoir, spiegava: “In un fumetto possiamo moltiplicare le immagini belle e poetiche solo per il piacere visivo, senza che la storia debba necessariamente andare avanti. Questa è una possibilità preclusa al cinema. Sullo schermo ho anche svelato i misteri che circondavano alcuni personaggi. Per esempio, Juliette non aveva un lavoro. È sempre un aspetto che come spettatrice mi mette a disagio. Allora ho deciso di trasformarla in un’illustratrice, in modo da conoscere meglio il personaggio attraverso i suoi disegni”.
La mano che disegna sullo schermo è proprio quella della creatrice del fumetto, Camille Jourdy, che ha anche collaborato alla sceneggiatura del film e di cui era già stato adattato _Rosalie Blum _(2015).
“I migliori adattamenti hanno più a che vedere con il rispetto dello spirito dell’opera originale che con la sua trasposizione letterale”, prosegue McCausland. “È il caso, per esempio di 300, film di Zack Snyder ispirato alla graphic novel di Frank Miller, o di Here di Robert Zemeckis, che ha fatto una sua versione dell’opera a fumetti di Richard McGuire. In Spagna c’è La casa di Álex Montoya, dove l’alternanza tra passato e presente è particolarmente ben riuscita. Anche tra le serie ci sono ottimi esempi (Il vicino, La fortuna) e _L’eternauta _ne è un’ulteriore certificazione”.
Sia La casa sia _La fortuna _nascono da opere dello spagnolo Paco Roca: “Mi piace vedere i miei personaggi sullo schermo. E, tranne che in un’occasione, mi hanno sempre adattato con rispetto. I registi erano anche miei lettori, amanti del mio lavoro, rispettosi perfino delle mie inquadrature”, spiega dalla Germania, dove sta partecipando a un festival. “Mi sento più vicino ai miei personaggi quando diventano animazioni, è ovvio, ma m’interessa molto vedere le sfumature che riescono a dare attori in carne e ossa e che non riuscirei mai a mostrare con i disegni”.
Con Estigmas _Adán Aliaga si è lanciato coraggiosamente nei fumetti di Lorenzo Mattotti e Claudio Piersanti. Lo stesso Aliaga si è avvicinato al totem dell’Eternauta_, anche se ha finito per fare un documentario sulla vedova del suo creatore. In María y yo, Félix Fernández de Castro giocava con tecniche e formati per mostrare il rapporto, già raccontato nel fumetto, tra il disegnatore Miguel Gallardo e sua figlia.
“Ci era già costato molto pubblicare il fumetto, non avremmo mai pensato che sarebbe diventato un film”, spiega sorridendo Ramon Pardina, sceneggiatore del fumetto e poi della versione cinematografica di La furgo. Pardina ricorda le sue chiacchierate con il disegnatore Martín Tognola, “che ha avuto l’idea originale” per il fumetto; e poi il suo lancio al salone del fumetto di Barcellona nel 2018. Il regista Eloy Calvo ha poi adattato per il cinema la storia di Oso, un uomo che dopo il divorzio vive in un furgone e che trova un’ancora di salvezza emotiva nella figlia. “È stato un viaggio complicato. Considerando i tempi del cinema, abbiamo corso molto”.
Mantenere la poesia
Come sceneggiatore cinematografico Pardina, che elogia il viaggio dalla vignetta allo schermo di Wilson (sempre di Clowes), Ghost world _e di _Ninjababy, confessa che è davvero difficile trasporre alcuni momenti del fumetto sullo schermo: “Ogni volta che dovevo adattare qualcosa era una sofferenza”. Roca lo spiega così: “Il fumetto non è il cinema dei poveri. Somiglia molto più a un romanzo: è il lettore che comanda”.
E così lo scrittore di _La furgo _ha modificato parecchio la storia, anche se c’è un dettaglio che si è salvato: “Quando Oso trova un portafoglio pieno di soldi lo restituisce senza prendere soldi, ma tiene la tessera della palestra per andarci a fare la doccia. È un dettaglio che dice tanto di lui”. In ogni caso è stato davvero colpito quando ha visto il film per la prima volta. “Un mix di emozioni esplosivo. È stato sconvolgente”.
Se per il cinema spagnolo il viaggio di La furgo _è abbastanza strano, è molto più abituale nel resto d’Europa (tra i tanti esempi _Tamara Drewe, La vita di Adele, Pollo alle prugne, Morto Stalin, se ne fa un altro), negli Stati Uniti (Diario di una teenager, Il corvo, Edge of tomorrow, A history of violence, Era mio padre, Sin city e tanti altri) e in Asia (Ichi the killer, Kūki ningyō _e Little sister_, gli ultimi film di Koreeda).
Sulla base della sua lunga esperienza, Roca ribadisce che non è possibile tracciare linee rosse quando si tratta di adattamenti. “Quando hai firmato il contratto, è andata”, dice. “Non è più la tua opera”. A Pardina invece è rimasto impresso un dettaglio ben poco artistico: “Il cinema è molto più costoso del fumetto. Nella prima versione della sceneggiatura ho commesso questo errore: non ho calcolato i costi delle mie proposte. Disegnare qualcosa è molto più economico”. E Blandine Lenoir ha imparato che bisogna “lottare per mantenere la poesia, a prescindere dal linguaggio”. ◆ fr
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Questo articolo è uscito sul numero 1620 di Internazionale, a pagina 82. Compra questo numero | Abbonati