“Già nel 1996 sapevo che avrei realizzato un lavoro a lungo termine sulla città in cui vivo. Non sentivo il bisogno di andare altrove: c’era così tanto da scoprire proprio dove mi trovavo. Varcavo l’ignoto, in molte delle direzioni che prendevo. Per fotografare Napoli, dovevo dimenticarla”, afferma Mario Spada, autore del libro Spina.
Le sue fotografie mettono in evidenza le contraddizioni della città, i gesti quotidiani, i corpi e le relazioni, disegnando così una mappa visiva della Napoli sotterranea, delle tensioni e delle emozioni che animano spazi e persone. La scelta di un lavoro lungo vent’anni e non cronologico restituisce la complessità della città e la sua stratificazione storica. Spada mantiene una presenza discreta, non interviene e lascia che l’immagine prenda forma, sottolineando così l’importanza del gesto fotografico. In questo senso, Spina oscilla tra documentazione ed esperienza visiva, tra realtà quotidiana e indagine sull’inconscio urbano.
La mostra al Centro di fotografia indipendente a Napoli (aperta fino al 20 dicembre) presenta sessanta immagini tratte dal libro, che coprono diversi aspetti della città: dai momenti di festa agli spazi domestici, dai gesti intimi alle scene di strada. Lo spettatore è invitato a muoversi tra le immagini, a osservare relazioni, movimenti e dettagli spesso invisibili a uno sguardo superficiale. Spina non offre una narrazione lineare né una sintesi, ma propone un percorso visivo che privilegia la scoperta e la permanenza dello sguardo. La fotografia diventa così uno strumento per esplorare Napoli, attraverso un’indagine lunga e coerente, capace di restituire uno sguardo intimo e diretto sulla vita urbana.
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