Le più grandi etichette discografiche del mondo il 20 novembre hanno firmato un accordo di licenza editoriale con l’azienda specializzata in intelligenza artificiale (ia) Klay Vision. È l’ultimo di una serie d’intese che dimostrano come l’ia stia rivoluzionando il modello economico dell’industria musicale. Il giorno prima la Warner aveva annunciato altri due accordi simili con le startup Udio e Stability Ai. Non si conoscono le cifre del contratto stipulato con la Klay, che ha sede a Los Angeles. Negli ultimi anni la musica generata dall’intelligenza artificiale ha inondato i servizi di streaming, con l’avvento di generatori di canzoni simili a chatbot che realizzano brani in base a suggerimenti inseriti dagli utenti. Inoltre alcuni artisti creati dall’intelligenza artificiale hanno scalato le classifiche. Lo scorso anno la Warner, la Universal e la Sony avevano fatto causa alla Suno e alla Udio, produttrici di software per generare canzoni basate sull’intelligenza artificiale, accusandole di sfruttare le opere registrate dagli artisti in carne e ossa senza dare alcun compenso. Ma queste controversie si stanno risolvendo, a quanto pare. In seguito all’intesa con la Klay Vision, se artisti e autori sotto contratto con la Universal e le altre due etichette permetteranno l’utilizzo delle loro opere, saranno pagati ogni volta che un utente remixa o fa una cover dei loro brani.
Associated Press
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Questo articolo è uscito sul numero 1642 di Internazionale, a pagina 92. Compra questo numero | Abbonati