Non so se esista un termine (forse in tedesco) per descrivere il piacere fisico che si provava da piccoli nel guardare la tv la mattina. L’euforia di rimanere a casa da scuola, la febbre che aumentava il battito, la luce del sole che s’impastava alla luminescenza dello schermo. E poi essere padroni indiscussi del palinsesto, che nei primi anni ottanta, grazie a Berlusconi (si dia a Cesare…), si liberò dalla severità del Dipartimento Scuola Educazione con telefilm e format leggeri, che diventeranno la più rimpianta delle baby sitter. Alle 12.30 andava in onda Il pranzo è servito (Canale 5), condotto da Corrado. Sembrava un gioco da tavola animato. La ruota con le portate e le relative calorie, i pulsantoni, la sigla azzeccatissima di Augusto Martelli e le pareti della scena disegnate come una grande tovaglia a quadri con piatti e posate. Tornato su Rai 1, nella nuova edizione condotta da Flavio Insinna, conserva l’abito artigianale e lieve, le pietanze sono prevalentemente vegetariane e il jolly con il logo del biscione è diventato il marchio di Eurospin. Nel corso delle mille e più puntate del Pranzo è servito fece un passaggio anche il giovane Matteo Salvini. Si presentò al pubblico come “nullafacente”, e indovinò la soluzione del rebus: “in-cassa-re-t-an-genti”. “Vengo da Milano, ne so qualcosa”. Era belloccio, simpatico e prometteva bene. Ma il nostro giudizio era viziato dalla febbre e dalla Morgenfernsehenekstase™. ◆

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Questo articolo è uscito sul numero 1416 di Internazionale, a pagina 88. Compra questo numero | Abbonati