Sono in molti ad allarmarsi perché il buon generale Figliuolo porta sempre la piuma sul cappello. “L’uniforme mi fa paura”, ha detto per esempio Michela Murgia qualche tempo fa e la cosa ha scandalizzato. Ma dov’è lo scandalo? È proprio di poliziotti, carabinieri, eserciti mettere paura. Quando io, comune cittadino, dico a un altro comune cittadino: o ti calmi o chiamo la polizia, cosa sto facendo se non usare la paura che fa l’uniforme col suo corredo di manganelli e armi da fuoco? E le uniformi di eserciti avversi non si fanno paura a vicenda, terrorizzando intanto i civili inermi? L’obiezione però è: l’uniforme fa paura solo ai malviventi. Falso: l’uniforme fa paura soprattutto a chi ben vive, che teme il milite armato, simbolo del monopolio statale della forza, e perciò lo invoca, nel caso, a sua difesa e a difesa del suo benessere. Di qui l’idea che anche chi per disposizione o per disperazione commette crimini di ogni genere, ha la stessa paura, e se non ce l’ha i militi gli danno giustamente il fatto suo. Insomma Michela Murgia è un’ottima cittadina democratica proprio perché riconosce e dichiara la paura dell’uniforme. Specie quando essa invade la sfera civile. Specie in un mondo pieno di giunte militari e con una tradizione di duci e lìder massimi che, appena vanno al potere, vestono fino alla morte l’uniforme e perseguitano il difforme nei modi più feroci.

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Questo articolo è uscito sul numero 1407 di Internazionale, a pagina 12. Compra questo numero | Abbonati