◆ Non è bello che il presidente Draghi prima ci dica che, per il ritorno a una prudente vita dolce, bisognerà aspettare che siano vaccinati tutti i cittadini dai sessanta ai cento anni senza escludere quelli fragili, e poi che bastano un po’ di semivaccinati per correre fuori a fare rischiatutto. Non è bello vedere l’ottimo Speranza vestire cupo i panni di Galileo mentre calcola il rischio e abiura. Non è bello il grigio realismo che giustifica la cooperazione con i dittatori e coerentemente, per evitare rogne, scansa l’elenco stralungo di porcherie di regime in atto nel mondo, a partire dal caso Patrick Zaki. Non è bello che aprile sia di fatto finito e, sui miliardi d’Europa, sia prevalsa la linea che il tempo stringe, chi sa fa e chi non sa abbia fede. Non è bello che siano state riaperte le scuole a solo un mese dalla loro chiusura, e più per assegnare voti che per insegnare. Non è bello che, con la scusa della salvezza nazionale, l’Italia esibisca una destra taumaturgica al governo prima ancora che trionfi nelle urne. Non è bello, e non è nemmeno buono, anche per ragioni educative. Da questo pericoloso spettacolo, infatti, si apprende che le parole di oggi non contano domani, che gli affari pesano più dei princìpi, che l’apparenza plasma la sostanza e che, se si continua così, diventeremo ancora più poveri e avremo queste laide mutande sempre in faccia.
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Questo articolo è uscito sul numero 1406 di Internazionale, a pagina 14. Compra questo numero | Abbonati