**◆ **Che la realtà sia più sorprendente della finzione è un luogo comune. Più utile, forse, è affermare che compito della finzione è non lasciarsi sorprendere dalla realtà. Ma, per andare per questa strada – mettiamo in letteratura – non bisogna bazzicare solo i supposti piani alti. I romanzi di genere, per esempio, sono zeppi di eventi immaginari in anticipo sul reale. Si potrebbe anzi azzardare che più uno scrittore frequenta i generi, più è possibile che faccia cose buone. Un’esagerazione? Mah. La Commedia non esisterebbe senza il modello della “visione”. È pur vero che un Dante non si vede da settecento anni, ma non sono mai mancati scrittori che, frequentando l’intrattenimento, hanno dato il meglio di sé. Teniamoci al turbolento presente. Antonella Lattanzi, autrice di spessore, ha pubblicato per HarperCollins un nuovo libro: Questo giorno che incombe . Bene, è un giallo avvincente, rispettoso delle regole di genere. E però è altro. C’è un’esperienza vera ben saldata al finto. C’è una donna e madre infelice con una voce unica, sempre vicina a incrinarsi. C’è un coro di gente comune che esegue uno spartito di crescente ferocia. C’è una storia d’amore snervante, con la più dilazionata delle congiunzioni carnali. C’è un appartamento parlante che inquieta protagonista e lettore. E, sempre, una scrittura potente. Il risultato è una realissima invenzione dell’oggi.
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Questo articolo è uscito sul numero 1396 di Internazionale, a pagina 12. Compra questo numero | Abbonati