**◆ **Il verbo che oggi meglio ci riassume è impappinarsi . Il governo s’impappina, l’opposizione s’impappina, il cittadino s’impappina. La prova? Appena chiediamo a Conte di fare qualcosa di risolutivo, Conte comincia ben teso, poi diventa molliccio e s’impappina. D’altro canto appena Conte ci chiede: tu che faresti al posto mio, partiamo ben temprati come l’acciaio e poi ci mutiamo in pappetta, ci impappiniamo. Il problema è che il covid ci sta sfarinando definitivamente il vocabolario. Mai come oggi, infatti, si vede benissimo che le parole non sono affatto pietre, ma al massimo uno spolverìo d’occasione come il parmigiano sulla minestra. Le ragioni del profitto masticano svogliatamente quelle della salute. Le ragioni della salute tentano false conciliazioni con quelle del profitto. E non parliamo delle parole della sinisdestra che familiarizzano cautamente con quelle della democratura. O di quelle di destrinistra che mentre, in nome della costituzione, vogliono con fiero viso scoperto il libero contagio, esigono una lotta senza quartiere contro il virus. Il risultato è la confusione: diciamo oggi il contrario di quello che era bello dire ieri e che risulterà brutto dire domani. Unico passo avanti: se miracolosamente riusciremo a vaccinarci, alla prima brutta tosse, alla prima febbre, potremo dire, senza impappinarci, che non è influenza ma
covid-19. Poi dopo, mah.
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Questo articolo è uscito sul numero 1381 di Internazionale, a pagina 16. Compra questo numero | Abbonati